Italia-Inghilterra significa anche Mattarella e Johnson, la sfida prende forma anche sul piano politico e istituzionale: entrambi in tribuna.
Italia-Inghilterra vedrà anche Mattarella e Johnson sulle tribune di Wembley: va in scena quello che, per certi versi, è un confronto anche politico. Due modi diversi di affrontare la pandemia e lo sport, per altrettanti ruoli, che hanno scandito questo anno e mezzo fatto di certezze ma anche di contraddizioni, sia dal punto di vista istituzionale che puramente sportivo e calcistico.
Da una parte un profilo più equilibrato, chiamato a un compito di rappresentanza e dovere civico, che ha serrato i ranghi durante l’espansione pandemica. Dall’altra una personalità risolutiva, discussa e controversa che nello sport – con particolare attenzione al calcio – ha detto la propria con vigore mostrando, senza remore, il dissenso alla Superlega.
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Mattarella e Johnson, uniti da un obiettivo: rappresentare la propria Nazione dal punto di vista sportivo e istituzionale dopo un anno difficile. Il primo ha detto che sarà a Wembley a dar manforte ai ragazzi, il secondo ha assicurato la sua presenza dicendo che comunque l’Italia ha un posto speciale nel suo cuore. Considerazioni apparentemente frivole, che servono, però, a cementificare i rapporti fra Italia e Inghilterra: Brexit sulla carta, ma nella sostanza c’è concordia.
Almeno in termini di campo, perché poi sulle scelte istituzionali emergono prospettive e scelte diverse: in Inghilterra ci sarà il free day, Johnson infatti ha deciso di dare il “via libera” al ritorno alla vita normale. Mentre Mattarella, in accordo con il Primo Ministro Mario Draghi, invita alla prudenza: “Il virus non è ancora sconfitto, tenere alta la guardia è d’obbligo”. Opposti che si attraggono, Italia e Inghilterra è anche unità d’intenti nella diversità di visione e analisi.
Tutto prenderà forma all’interno di 90 minuti: una finale in grado di riscrivere la storia anche con l’ausilio di due figure istituzionali agli antipodi che nutrono stima reciproca e voglia di ritrovare la normalità anche sul piano politico. Lo stallo sociale ed economico potrebbe sbloccarsi persino grazie all’aiuto del pallone. Una finale che farà da spartiacque, prima e dopo una normalità ritrovata o da ritrovare: il calcio è solo uno sport, dicono, ma la tribuna – stavolta – è anche politica.
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