De Rossi Italia avanti contro il Galles. Gli azzurri si preparano a lasciare la Capitale per giocare gli ottavi, il saluto dell’ex Roma.
Che fosse un trascinatore era cosa nota già ai tempi della Roma, con l’azzurro indosso è diventato anche saggio. Daniele De Rossi, ex centrocampista, ma soprattutto campione. Dentro e fuori dal campo. Dopo il suo ritiro dal calcio giocato è rimasto nel mondo del pallone: studia per prendere il patentino da allenatore, seguire le orme del padre e se possibile superarlo resta l’obiettivo, e nel frattempo aiuta il CT Roberto Mancini.
Il “Sogno Azzurro” di Daniele comincia a Euro 2020: collaboratore tecnico del Mancio – che tanto l’avrebbe voluto ai tempi del City – per mettere le basi di una grande avventura: quella con l’Italia, ma anche e soprattutto quella personale che potrebbe già vederlo su qualche panchina nel prossimo futuro.
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Le doti di De Rossi sono note a chiunque: testa, cuore e capacità. In grado di fare gruppo dentro lo spogliatoio come pochi, esperienza da vendere e intelligenza tattica sopra la media. Aspetti che risaltano – e non poco – dentro e fuori Coverciano: Daniele segue Roberto Mancini come un’ombra, ormai il CT lo considera un punto di riferimento. Non il braccio destro, ma quella mano a cui tendere quando c’è bisogno. Allora l’ex giallorosso risponde presente, lo fa a modo suo. Le tre partite degli azzurri all’Olimpico per lui hanno un sapore speciale: lo stadio, quello stadio, come casa. E casa saluta dopo tre vittorie di sostanza.
“A chi tocca nun se ‘ngrugna”, il messaggio su Instagram. Come dire: “Non si fanno prigionieri”. Il ringraziamento poi va alla squadra e allo staff azzurro. Parole sentite che preannunciano un idillio: le prossime partite saranno lontano da casa con la speranza di tornarci ai quarti. “Un onore – scrive l’ex romanista – vivere quest’avventura con voi. Avanti così”. E gli azzurri proseguono, consapevoli di avere un condottiero dalla loro. Uno di quelli che porta giacca e cravatta per questioni dirigenziali e di burocrazia, ma se potesse scenderebbe in campo. Ancora una volta. Perché certe sensazioni, alla fine, non vanno più via.
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