Cori razzisti, la FIFA punisce il Messico: la sanzione
Sanzione FIFA contro il Messico a causa di cori a carattere omofobico dei tifosi. La squalifica e gli scenari per il futuro
Pugno duro della FIFA contro i cori a carattere omofobico dei tifosi. La sanzione più recente è arrivata contro il Messico. I sostenitori, con una pratica diffusa dall’inizio degli anni Duemila, accompagnano i rinvii del portiere avversario apostrofandolo con un epiteto che è una versione più volgare di “marchettaro”.
I tifosi si sono difesi sostenendo che le intenzioni non sono discriminatorie. Ma la questione dell’utilizzo di termini che hanno a che fare con gli orientamenti sessuali come insulti è un tema chiave della modernità.
I gruppi anti discriminazione della FIFA si stanno battendo per un cambiamento culturale all’interno degli stadi. Anche il presidente della Federcalcio messicana, Yon de Luisa, ha sottolineato che non conta solo l’intenzione nel giudicare questi comportamenti, ma come le parole vengono ricevute. “Se qualcuno le avverte come un atto discriminatorio, dobbiamo evitarle e basta”.
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La Federazione messicana si sta impegnando ad eliminare questi cori dagli stadi. Ha avviato una campagna anche sui canali social per invitare i tifosi a non utilizzarlo e messo in atto il protocollo FIFA del 2019 che prevede la sospensione della partita alla terza violazione.
Non è facile perché sono almeno due decenni che questo coro viene usato dai tifosi della nazionale del Messico, anche durante i Mondiali.
La FIFA ha punito più volte il Messico, attraverso la Federcalcio nazionale, per questi atteggiamenti dei tifosi. Ben nove le multe solo nella campagna di qualificazione ai Mondiali di Russia 2018.
Ora le sanzioni si fanno più aspre. Per questo tipo di cori avvertiti a marzo durante un match di qualificazione a Guadalajara, il Messico dovrà pagare 65 mila dollari e giocare le prossime due partite a porte chiuse, contro Giamaica e USA il 2 e 7 settembre.
C’è anche un procedimento separato, ancora pendente, per un’analoga violazione durante l’amichevole contro l’Islanda dello scorso maggio a Arlington, in Texas.
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