Enrico Castellacci, ex medico della Nazionale italiana e oggi presidente della LAMICA (Libera associazione medici italiani calcio), commenta in ESCLUSIVA a Calcio Today.it l’arresto cardiaco di Christian Eriksen durante la partita di EURO 2020 Danimarca-Finlandia.
Durante quegli interminabili minuti, nei quali Christian Eriksen ha rischiato la vita, il mondo del calcio si è fermato insieme al cuore del giocatore danese dell’Inter. Enrico Castellacci, volto noto a tutti i tifosi italiani, commenta l’episodio che ha scioccato tutti i tifosi.
“Purtroppo spesso e volentieri questi arresti cardiaci nascondono delle patologie che non sono visibili ai test che normalmente vengono fatti. Devo dire che i test che facciamo in Italia sono quelli che danno maggiore garanzia e sicurezza a livello europeo e mondiale. L’Inter è inoltre un club che ha uno staff medico molto preparato e attento. Purtroppo questi avvenimenti possono accadere, e ogni volta che accadono ci riproponiamo le stesse domande”.
“Nel caso di Eriksen, sono stati determinanti gli interventi di Kjaer e dei medici. Il giocatore, nella sfortuna, è stato anche ‘fortunato’ perché è successo ad un Europeo. Ha avuto una patologia che ha reagito positivamente all’utilizzo del defibrillatore“.
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Dopo ciò che è successo a Christian Eriksen, in molti hanno chiesto la possibilità di rendere obbligatorio ai giocatori un corso di primo soccorso: “Al momento è solo facoltativo, mentre è obbligatorio non solo per lo staff medico ma anche, ad esempio, per fisioterapisti ed infermieri. Il caso di Eriksen ha fatto clamore perché si tratta di un grande giocatore, ma quanti casi capitano anche nelle periferie o nelle palestre? È importante che questa cultura del primo soccorso sia capillare e non solo ai grandi livelli“.
Ora la domanda che si fanno tutti è: Eriksen potrà tornare a giocare? “Non possiamo dirlo finché non scopriamo cosa ha scatenato il problema – conclude Enrico Castellacci – Qualche patologia ‘sottostante’ ci deve essere, altrimenti un cuore sano non fibrilla. A seconda della patologia, capiremo se potrà avere o no l’idoneità sportiva“.
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