Un’inchiesta di Report svelerebbe i retroscena del potere dei procuratori dei calciatori nel mondo del calcio e in special modo di Raiola.
In questo gioco pericoloso di intermediazioni, diventerebbero determinanti gli agenti. Come sostiene il giornalista Fabio Pavesi, intervistato da Report, è una sorta di oligopolio: “Sono pochi procuratori rispetto al parco calciatori. Le commissioni che loro hanno su ogni compravendita, si aggirano su un minimo del 10% ad un massimo del 20%”. Mino Raiola è uno dei procuratori più ricchi e potenti in circolazione.
Nel 2020, ‘Forbes’ lo inserì al quarto posto al mondo con un fatturato da 84 milioni di dollari, assicurato da fenomeni assoluti come Ibrahimovic, Donnarumma e Pogba. Negli anni, il procuratore italiano dimostra grande capacità di prendere nella sua scuderia grandi calciatori o grandi promesse. L’ultimo esempio è quello di Scamacca, attaccante in forza al Genoa, che precedentemente era seguito da Paolillo, il procuratore che portò Kaka in Italia.
Sul caso Scamacca, la Commissione Agenti della Federcalcio gli da ragione e condanna Mino Raiola e il cugino Enzo ad alcuni mesi di sospensione. Una condanna, secondo quanto viene riportato dall’inchiesta di Report, dalla FIFA. Il procuratore di Donnarumma e Pogba, ha fatto ricorso alla Commissione d’Appello Federale che gli ha accolto ricorso.
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Report e l’inchiesta su Raiola
Raiola rimane uno dei più influenti procuratori al mondo. Un impero costruito tra l’Italia e l’Olanda che però, secondo l’inchiesta di Report, avrebbe il suo baricentro tra Montecarlo, dove l’agente risiede, e Malta dove ha sede la sua società ‘Three Sport Business’. Secondo tale inchiesta, avere una società in questo Paese, significherebbe usufruire di una fiscalità del 5%. Un privilegio che viene applicato a quelle aziende che operano soprattutto a livello internazionale, agendo in almeno altri tre stati.
Dal canto loro, i giornalisti di Report, provano a verificare se veramente la ‘Three Sport Business’ ha sede realmente a Malta. Nonostante le spiegazioni date all’ingresso del presunto edificio, non riescono ad ottenere le informazioni richieste. Un atteggiamento che, secondo l’inchiesta di Report, farebbe pensare che, quello indicato al governo maltese, sia un domicilio fiscale utilizzato da varie aziende.