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Champions League

Champions League, Guardiola contro Tuchel: dalle cene insieme alla finale

Pep Guardiola e Thomas Tuchel si incontravano a cena in Germania per parlare di calcio. Si sfidano in una finale di Champions League attesissima

Champions League, Guardiola contro Tuchel: i numeri della sfida

Amici e rivali, Pep Guardiola e Thomas Tuchel si sono studiati senza nascondersi per anni. Si sfidano nella terza finale di Champions League nella storia, la prima di sempre per il Manchester City.

Due tecnici cerebrali, capaci di visione di rigore geometrico e improvvise folgorazioni. Lo spazio è un territorio da conquistare, da dominare attraverso il possesso e la posizione. Guardiola pensa alla sua squadra come a un’orchestra, esattamente come Sacchi. Tuchel cala i giocatori nelle funzioni.

Non a caso sarà forse la prima finale di questo livello senza un centravanti di ruolo. Entrambi reinterpretano, nella differenza delle scuole di pensiero, il più cerebrale dei rivoluzionari concetti del calcio totale olandese: il centravanti è lo spazio.

Leggi anche – Champions League, il Manchester City paga per tutti: l’annuncio a sorpresa

Guardiola sfida Tuchel, quegli incontri allo Schumann Bar

Champions League, Guardiola e Tuchel in campo

Molto si è detto delle cene allo Schumann Bar di Monaco durante la stagione sabbatica di Tuchel (2014-15), tecnico cresciuto nella stessa scuola di Rangnick e di Klopp, di cui peraltro prese il posto sulla panchina del Mainz.

Quegli incontri si trascinavano a lungo, fra scambi di idee sul calcio. Il tavolo diventava il campo, mentre i bicchieri, le posate, la saliera si trasformavano nelle pedine di un Subbuteo improvvisato.

Si incontreranno almeno un’altra volta, racconta Marti Perarnau nel documentatissimo libro sull’esperienza di Guardiola al Bayern (“Herr Pep”). Succede nel 2015 dopo un convegno a Berlino. Discutono di calcio posizionale, Guardiola infatti vede in Tuchel il miglior interprete in Germania di quella traccia che lui stesso aveva avviato a Barcellona.

Parlano dei limiti della fluidità, dei confini da non superare perché lo scambio di posizioni non diventi caos. Evidentemente, la ricerca di Tuchel ha trovato la sua risposta migliore proprio al Chelsea.

Champions League, i numeri della finale

Questa sarà la sua trentesima partita da allenatore dei Blues, ma intanto ha già battuto due volte Simeone, due volte Guardiola, Mourinho, Klopp, Ancelotti, Zidane.

La più significativa delle due vittorie su Guardiola, peraltro le prime per lui in carriera, è certamente la finale di FA Cup a Wembley. Quando si sono sfidati in campionato, infatti, il Manchester City aveva ormai poco da chiedere in Premier League.

Tuchel è riuscito dove molti, quasi tutti, hanno fallito. Ha risolto il rebus della difesa di Guardiola. Il rigore compositivo e le intuizioni di Pulisic e Werner hanno permesso al Chelsea negli scontri diretti di difendere basso, ripartire veloce e prendere campo alle spalle della linea alta del City.

Senza lasciarsi condizionare dalla pressione alta dei Citizens, che destabilizza buona parte delle difese.

I due asceti del calcio si ritrovano di fronte per la terza volta quest’anno, in un duello scacchistico finalizzato alla neutralizzazione dei punti di forza tra i più interessanti del calcio europeo di oggi.

I numeri raccontano che il Manchester City è la nona squadra inglese in una finale di Coppa Campioni o Champions League. La tradizione per le debuttanti, però, è negativa. Delle ultime dieci squadre arrivate per la prima volta a giocarsi il titolo, solo una ha alzato la coppa dalle grandi orecchie, il Borussia Dortmund nel 1997.

Chelsea e Manchester City si presentano alla finale avendo concesso solo quattro gol a testa in stagione in Champions League. Non si vedevano difese così solide fra le finalisti di Champions dal 2006. Sarà uno dei fattori chiave. Perché, come insegnano entrambi, per giocare un calcio più offensivo bisogna iniziare dalla cura della difesa.

Alessandro Mastroluca

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Alessandro Mastroluca

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