Fernando Torres ha annunciato che vuole rientrare a giocare a due anni dal ritiro. I casi celebri nella storia del gioco, da Pelé a Veron
Fernando Torres ha lasciato un enigmatico messaggio sui social network. “So vivere in un modo solo: giocando. Ho deciso di tornare”. Non ha svelato dove, ha promesso che lo farà. Ma a due anni dall’annuncio dell’addio al calcio, è bastata una generica foto in bianco e nero di una maglia con il numero 9 sulle spalle per scatenare illazioni e passioni.
Non è certo il primo sportivo, né il primo calciatore a sentire la mancanza dell’adrenalina e della competizione. Sicuramente non sarà l’ultimo.
I casi, anche recenti, abbondano. E’ tornato ad esempio al Groningen Arjen Robben, l’ala che ha fatto la storia al Bayern Monaco con Ribery, a meno di un anno dal ritiro annunciato a luglio 2019.
La scelta di Robben aveva riportato alla mente la decisione simile di un altro olandese che nel suo ruolo sapeva volare come pochi altri, Marc Overmars. Aveva fatto impazzire i tifosi dell’Ajax, dell’Arsenal e del Barcellona, ma il ginocchio martoriato lo costrinse a mollare tutto nel 2004. Ci riprovò quattro anni dopo, in Eredivisie, con il Go Ahead: durò solo una stagione.
In Premier League, per emergenza furono richiamati a breve distanza Jens Lehmann e Paul Scholes. Il portiere dell’Arsenal, a 40 anni, aveva deciso di abbandonare il calcio. Ma accadde l’impensabile: si fanno male Szczesny, Fabianski e Mannone. Resta un solo numero 1 a disposizione, lo spagnolo Almunia. Così Lehmann torna per tre mesi e diventa il più anziano ad aver giocato per l’Arsenal in Premier League.
Nel 2011, dopo la finale persa in Champions League contro il “super Barcellona” di Guardiola, saluta uno dei centrocampisti inizialmente meno compresi, poi più venerati di tutta la Premier League. Ma l’assenza dai campi di Scholes, perché di lui parliamo, dura solo sei mesi. Sir Alex Ferguson lo convince a tornare in campo per rimpolpare un centrocampo con troppi indisponibili.
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Tornando indietro nel tempo, di piccole grandi magie è stato capace Juan Sebastian Veron. L’argentino dal tocco felpato e dalla straordinaria visione di gioco, ha indossato al meglio il soprannome di “Brujita”, “Streghetta”, direttamente ereditato dal padre. Veron senior era “la Strega” dell’Estudiantes che terrorizzava l’Europa e il Sudamerica negli anni Sessanta.
Dell’Estudiantes, Veron junior è diventato direttore sportivo nel 2012. Ma un anno dopo si rimette gli scarpini e riprende posto a centrocampo. Nel frattempo viene eletto presidente. Nel 2016, dopo una parentesi nei dilettanti e due stagioni di assenza, è nell’incredibile doppio ruolo di presidente e giocatore. Veron acquista Veron, che diventa il più anziano a giocare in Copa Libertadores, la Champions League sudamericana.
Hanno cambiato idea rispetto a iniziali propositi di ritiro anche due delle assolute leggende del calcio come Johann Cruijff e Pelé. L’olandese aveva espresso la sua volontà nel 1978, dopo l’ultimo anno al Barcellona. Ma si scopre a corto di soldi per investimenti sbagliati, e a 31 “scopre” il calcio USA per poi rientrare in Europa (Levante, Ajax e Feyenoord).
L’allora North American Soccer League, il campionato USA, era come Cruijff l’ha trovato anche perché anni prima Pelé aveva cambiato la storia dei Cosmos di New York. Anche lui aveva deciso di smettere nel 1974, dopo una commovente cerimonia di addio al Santos. Ma anche nel suo caso, una serie di investimenti sbagliati, e una fiducia mal riposta, finiscono per cambiare la storia.
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Negli ultimi anni, ha accettato di rientrare in campo dopo il ritiro, Landon Donovan, prima per risollevare i suoi Los Angeles Galaxy poi con i messicani del Leon.
Hanno tentato la via dell’India Marco Materazzi, nel 2014, a tre anni dall’addio al calcio, e John Arne Riise, terzino norvegese ex Liverpool e Roma che andrà a giocare nella stessa squadra del difensore campione del mondo, il Chennaiyin.
Infine, non possiamo chiudere questa storia di passione per il calcio senza un riferimento a Ballotta. Il portiere recordman di longevità in Champions League si è concesso stagioni da attaccante in Prima Categoria dopo il ritiro. E nel 2014, a 50 anni, è tornato in porta in Eccellenza. La passione non ha età.
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