Napoli, fallimento Gattuso-De Laurentiis: i 4 momenti chiave

Il Napoli non è riuscito a qualificarsi per la prossima Champions League, ripercorriamo insieme i 4 momenti chiave del fallimento di Gattuso e De Laurentiis 

Gattuso ex allenatore Napoli
Gennaro Gattuso, ex allenatore del Napoli (Getty Images)

L’avventura di Gennaro Gattuso sulla panchina del Napoli si è conclusa un’ora dopo il pareggio, che sa di sconfitta, con il Verona nell’ultima giornata di campionato. Con l’1-1 al Maradona, gli azzurri si sono visti scavalcare dal Milan e dalla Juventus, terminando al quinto posto in classifica e non riuscendo così a qualificarsi per la prossima edizione della Champions League.

Una debacle clamorosa, dato che i partenopei erano gli assoluti favoriti, giocando in casa contro un Verona ormai salvo da mesi, rispetto ad una Juve in svantaggio per scontri diretti e punti in classifica, e al Milan impegnato in trasferta contro l’Atalanta.

Eppure al Maradona si è consumato un suicidio sportivo di dimensioni considerevoli, che ha rappresentato la cima di un iceberg di errori. Un fallimento che abbiamo deciso di raccontare in 4 punti chiave.

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Napoli, fallimento Gattuso-De Laurentiis: i 4 punti chiave

Osimhen disperato
Osimhen, attaccante del Napoli (Getty Images)

Il primo punto, quello più evidente in una stagione complicatissima per il Napoli, è senz’altro quello degli infortuni. La squadra di Gattuso si è ritrovata a metà febbraio con Mertens, Lozano, Petagna, Manolas, Koulibaly, Demme, Hysaj e Ospina infortunati.

Una squadra decimata dei suoi titolari ed in più con un Osimhen rientrato da poco per un problema alla spalla e il Covid. La preparazione atletica è stata senz’altro uno dei limiti maggiori durante l’arco della stagione.

Come secondo punto chiave del fallimento, abbiamo scelto la rottura tra Gattuso e De Laurentiis. Nel periodo di massima difficoltà del Napoli (in seguito anche al pesante 3-1 incassato dal Verona a fine gennaio), sono spuntate voci di un sostituto di Gattuso per la stagione in corso o per quella successiva.

La mancata protezione da parte del presidente De Laurentiis nei confronti del proprio tecnico, ha inesorabilmente rotto il rapporto, rendendo ancora più complicato il prosieguo della stagione, quasi salvata miracolosamente nel girone di ritorno.

Fallimento azzurro: le ultime due cause

Il terzo aspetto che è costato la Champions al Napoli è collegato alla paura. Nella sfida con il Verona di ieri sera, gli azzurri si sono spaventati e fatti travolgere dall’ansia. Lenti, macchinosi, dannatamente imprecisi e senza idee. Tutto il lavoro fatto nel girone di ritorno è stato vanificato da una partita.

Infine, abbiamo scelto come ultimo punto chiave, quello degli errori reiterati. Anche se non ci piace dare la colpa ad un singolo, la gara di ieri è stata persa su un lancio lungo dove Hysaj, proprio come con Nandez al 93′ nella partita contro il Cagliari, si è fatto letteralmente bruciare in velocità (nonostante fosse in anticipo) da Faraoni.

Perché errore reiterato? Il Napoli, dall’addio di Sarri, non ha mai investito su un terzino di livello assoluto, come Theo Hernandez. Hysaj, per di più in scadenza, Mario Rui e Ghoulam (più in infermeria che in campo) non hanno mai garantito prestazioni di livello.

Malcuit è stato prestato alla Fiorentina ed il solo Di Lorenzo, che ha cambiato la sua stagione nel girone di ritorno, non è ovviamente bastato agli azzurri. Perché il Napoli non ha mai speso cifre più o meno importanti per un terzino in 3 anni? La risposta non si avrà mai, ma il campo ha parlato. Il Napoli è fuori dalla Champions perché ha perso con se stesso.

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