Analisi tattica del calcio di Cristophe Galtier che ha vinto la Ligue 1 con il Lille e ha annunciato di essere stato contattato dal Napoli
Cristophe Galtier ha appena guidato il Lille al suo quarto titolo in Ligue 1. Nonostante la cessione del bomber principe dell’ultima stagione, Victor Osimhen passato al Napoli, Galtier ha valorizzato Renato Sanches, Yusuf Yazici, Burak Yilmaz, Timothy Weah.
Ha costruito una squadra dalla difesa solida, che ha subito meno gol di tutti grazie al portiere Maignan e a una struttura efficace. Il Lille è infatti capace di mantenere una grande compattezza sia orizzontale sia verticale, ovvero fra le differenti linee in fase di copertura.
Si difende secondo un 4-4-2 che può anche essere interpretato come un 4-2-2-2. I giocatori riescono a neutralizzare anche eventuali situazioni di inferiorità numerica. Galtier infatti chiede ai suoi giocatori di essere veloci a scivolare da un lato all’altro del campo nei cambi di gioco e di occupare le linee di passaggio, soprattutto nella zona centrale.
I terzini spesso seguono l’ala anche se taglia verso il centro, mentre i centrocampisti centrali proteggono dagli inserimenti da dietro. E gli esterni sul lato debole si accentrano per rendere più difficile la penetrazione con un passaggio filtrante.
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Iniziamo l’analisi tattica del Lille di Galtier. In difesa, il Lille riesce a tenere molti uomini nella zona della palla, e in questo modo aumenta la pressione nell’avversario chiamato a una scelta rapida senza un’uscita comoda.
La capacità di controllare i tempi e gli spazi anche nella propria metà campo attraverso la compattezza delle linee rende il possesso palla non così necessario per il Lille di Galtier.
La sua squadra è infatti la miglior difesa del campionato, ha subito meno tiri in tutta la Ligue 1 ed è anche una delle prime squadre francesi per palloni intercettati. Il Lille di Galtier difende bene e attacca fulmineo in contropiede, una caratteristica che potrebbe spiegare l’interesse del Napoli.
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Dal punto di vista offensivo, al Lille Galtier ha beneficiato della profondità della rosa e di una varietà di possibili opzioni. La sua squadra ha attaccato con diverse formulazioni: 4-4-2, anche in un aggressivo 4-2-4 o in un 4-2-3-1.
Come molti allenatori negli ultimi anni, anche Galtier chiede alle ali di accentrarsi per occupare gli spazi di mezzo e ai terzini di sovrapporsi per accompagnare l’azione offensiva.
E’ un meccanismo oliato, accurato, che si alimenta di scambi di posizioni e rotazioni. Galtier chiede a Ikone, Yilmaz, Yazici di togliere punti di riferimento e alterare costantemente gli equilibri per tenere le difese avversarie in stato di incertezza.
Il Lille esegue anche un efficace contro-pressing in modo da riguadagnare il possesso più vicino possibile alla porta avversaria. In questo modo, la squadra riesce anche a valorizzare una delle qualità degli attaccanti, ovvero la capacità di inserirsi alle spalle dei marcatori, dal lato cieco. Un modo di smarcarsi che i tifosi del Napoli hanno conosciuto con Callejon e continuano a vedere nello stretto con Mertens.
Non è esclusa nemmeno la costruzione con la “salida lavolpiana”, con uno dei centrocampisti che si abbassa fra i due difensori centrali. Si crea così un 3-1-4-2 che facilita la costruzione dal basso. Ma si può anche accentrare uno dei due terzini mentre l’altro sale, formando un 3-2-4-1 non semplice da mettere in inferiorità numerica.
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Proseguiamo la nostra analisi tattica di Galtier. Il Lille è una squadra che ha dimostrato grande efficacia nelle transizioni positive. I campioni di Francia sanno come creare un 3 contro 2, o un 4 contro 3 in attacco, nelle ripartenze. Ma hanno anche dimostrato di possedere una varietà di strumenti per guadagnare campo anche a ritmi più bassi, oppure con l’immediata ricerca del pallone lungo per Yilmaz.
“Il calcio di Galtier si basa sul lavoro di squadra e su quello che tu puoi fare per i compagni” ha detto Weah alla CBS. Parole che possono spiegare la fascinazione esercitata sul Napoli, che ha dato il meglio negli ultimi anni sotto la gestione Sarri. E il toscano non segue principi troppo diversi.
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