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Sergio Conceiçao, profeta del dribbling per Lazio e Inter: i record da allenatore

La carriera da calciatore e i successi da allenatore di Sergio Conceiçao che ha giocato in Serie A con Lazio, Parma e Inter e potrebbe guidare il Napoli

Sergio Conceiçao allenatore del Porto (Getty Images)

La fantasia sacrificata alla geometria. È il paradosso dell’ala destra, bizzarro prigioniero tra l’estro e l’applicazione, il ghirigoro e la corsa. Un ruolo nato per dribblatori e ricamatori, nel tempo invece destinato a instancabili corridori. Della prima categoria, testardamente fuori tempo, faceva parte Sérgio Paulo Marceneiro da Conceiçao.

Nato a Coimbra, maggior centro universitario del Portogallo, studia calcio al Porto. Conquista due campionati e una coppa nazionale con Antonio Oliveira in panchina. Poi, nell’estate post-mondiale del 1998 inizia il suo lungo viaggio in Italia. Conceiçao accetta l’offerta della Lazio di Sergio Cragnotti che ha appena vinto la Coppa Italia e perso la finale di Uefa contro l’Inter, la squadra dove sarebbe andato a giocare dopo il biennio biancoceleste.

Sergio Conceiçao, gli anni da calciatore in Serie A

Sergio Conceiçao in azione durante un Parma-Lazio di Serie A

Acquistato per 15 miliardi di lire dell’epoca, Sergio Conceiçao si fa amare da subito. E’ lui ad avviare l’azione per il gol della vittoria (2-1) nella Supercoppa Italiana al Delle Alpi di Torino contro la Juventus. Il portoghese mantiene una fama che piace a tifosi e allenatori: dove arriva lui, le squadre vincono.

Succede anche alla Lazio. E’ uno dei protagonisti del cammino verso la conquista dell’ultima Coppa delle Coppe nella storia del calcio, a Birmingham. Ma rimane in panchina al Louis II di Montecarlo quando Marcelo Salas affonda il Manchester United nella Supercoppa Europea del 1999. Ma la stagione si concluderà con la doppietta scudetto-Coppa Italia. In quei primi due anni in Italia, ha segnato sette reti in 62 partite in Serie A. Dopo l’Europeo del 2000 lascia la Lazio e va per un anno al Parma nell’affare che porta Hernan Crespo a Roma.

Rimane un anno, poi arriverà all’Inter. Il 4-4-2 dell’argentino Hector Cuper dovrebbe esaltarlo, ma il portoghese una volta indossata la maglia che era stata di Jair e Domenghini si spegne tra una serie di infortuni e l’amarezza dello scudetto sfumato il 5 maggio del 2002.

Torna per qualche mese alla Lazio, poi lascia l’Italia. Fa in tempo a partecipare alla prima Champions League di Jose Mourinho al Porto e, nel 2005, ad essere eletto Giocatore dell’Anno del campionato belga con la maglia dello Standard Liegi (segna 21 gol in campionato tra 2004 e 2007 tre stagioni). Ha chiuso la carriera nel 2009, al PAOK Salonicco, ma non ha smesso di correre.

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12 gol in Nazionale e una tripletta storica

Sergio Conceiçao in azione con la maglia della nazionale del Portogallo contro l’Inghilterra (Getty Images)

Sergio Conceição è uno dei protagonisti della “Generazione d’Oro” del calcio portoghese. Ha fatto parte della selezione giovanile che ha incantato all’inizio degli anni ’90 con Vítor Baía, Jorge Costa, Rui Costa, João Pinto, Luís Figo e Fernando Couto. Ma con la maglia della Seleção, la nazionale maggiore, ha ottenuto meno di quanto immaginato.

Ha chiuso la carriera con 56 presenze e 12 gol per il Portogallo. Il primo l’ha segnato all’Irlanda del Nord, spegnendo i sogni della nazionale che fu di George Best di qualificarsi ai Mondiali di Francia ’98. Conceição tornerà a segnare solo nel 7-0 all’Azerbaigian lungo il percorso per Euro 2000, prima di una storica tripletta alla Germania nella fase finale.

In quel momento è solo il sesto giocatore a segnare tre gol in una singola partita all’Europeo. Nella semifinale contro la Francia, riedizione di quella epica del 1984 decisa al 119′ da Michel Platini, Sergio Conceição serve a Nuno Gomes l’assist per un sinistro che illude una nazione intera. Finisce anche il suo momento migliore con la nazionale. La sua esperienza con il Portogallo si chiuderà nel 2003, dopo una sconfitta per 3-0 in amichevole contro la Spagna.

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Sergio Conceiçao, la carriera da allenatore

La sua esperienza nel calcio non conosce soste. Terminata la carriera da calciatore entra nello staff di due delle sue ex squadre, prima il PAOK poi lo Standard Liegi. La sua storia da allenatore comincia nel 2012. A gennaio accetta l’incarico all’Olhanense, che conduce a fine campionato alla salvezza in Primeira Liga portoghese. Si dimette a metà della stagione successiva.

Nel 2013, ad aprile, Sergio Conceiçao torna nella sua Coimbra per guidare l’Academica. Evita la retrocessione, e conclude il campionato 2013-14 con un tranquillo nono posto, a pari punti con il Braga che però ha una peggiore differenza reti e rimane fuori dalle coppe europee per la prima volta in dieci anni.

Sergio Conceiçao va ad allenare proprio il Braga. Gli basta una stagione per far salire le sue quotazioni da tecnico: quarto posto in campionato e finale di Coppa del Portogallo, persa ai rigori contro lo Sporting Lisbona nonostante due gol di vantaggio all’intervallo. La rimonta non piace al presidente, che emana un comunicato di fuoco. Il tecnico fa le valigie e passa al Vitoria Guimaraes.

Dopo una stagione con un solo acuto, la prima vittoria interna contro il Porto in 14 anni, e un’esperienza al Nantes, Sergio Conceiçao accetta l’offerta del Porto nel 2017. Arriva al posto di un ex compagno di squadra, Nuno Espírito Santo, nell’estate del 2017, e al primo tentativo vince il campionato. Firma un prolungamento del contratto e alla seconda stagione raggiunge i quarti di finale di Champions League. Si ferma contro il Porto, ma la società gli offre un’ulteriore estensione dell’accordo fino al 2021.

Sergio Conceiçao conquista il suo secondo titolo da allenatore nel 2020 con due giornate d’anticipo e batte il Benfica in finale di coppa nazionale. Ancora in corsa per il suo terzo successo in campionato, il portoghese è uno dei nomi in vista per la successione a Gattuso sulla panchina del Napoli.

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Come gioca il portoghese che piace al Napoli

Sérgio Conceição predilige un 4-4-2 aggressivo, compatto in difesa con le linee strette e aggressivo nelle transizioni. La compattezza verticale della sua squadra ha messo in crisi la Juventus in Champions League.

I due centravanti sono i primi a orchestrare il pressing contro i difensori centrali avversari, uno dei mediani sale per chiudere la linea di passaggio verso il play basso e le ali intanto si stringono. Secondo per possesso palla il Porto di Sergio Conceiçao è primo per tiri in media a partita nella Primeira Liga. E solo una squadra ne concede meno agli avversari.

Il Porto è una squadra che non rinuncia al dribbling, che porta tanti uomini sopra la linea della palla, come dimostrano gli oltre 20 dribbling di media a partita. Chiede molto alle ali, che vanno ad occupare posizioni più centrali mentre i terzini salgono per garantire ampiezza sulle fasce, e ai centrocampisti centrali che coprono tanto campo nelle due fasi.

Il calcio di Sergio Conceiçao al Porto richiede comunicazione costante fra i calciatori, giocatori energici e polivalenti nei ruoli chiave e difensori capaci anche di avviare l’azione dal basso. Qualità ormai indispensabili nel calcio moderno a tutti i livelli.

Alessandro Mastroluca

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