Pubblicate le motivazioni della sentenza della Corte federale d’appello sul caso tamponi Lazio con cui i giudici hanno portato a 12 mesi l’inibizione di Claudio Lotito
La Corte federale d’appello ha pubblicato le motivazioni della sentenza sul caso Lazio tamponi. I giudici hanno inibito il presidente Claudio Lotito per dodici mesi, estendendo la squalifica rispetto al giudizio di primo grado. Hanno equiparato la sospensione a quella inflitta ai medici Pulcini e Rodia e alzato a 200 mila euro l’ammenda al club. l club può fare ricorso al Collegio di garanzia presso il Coni entro trenta giorni.
Due le “condotte omissive” che i giudici individuano: “la mancata segnalazione dei casi di positività e il mancato isolamento dei positivi” (QUI IL TESTO COMPLETO DELLE MOTIVAZIONI).
Nella sentenza si fa riferimento anche alla questione legata a Ciro Immobile. Di fronte all’alternanza di tamponi con esiti opposti, si legge, la società ha deciso di ignorare i tamponi con esito “positivo”, ammettendo il centravanti agli allenamenti e alle partite.
Non è chiaro, scrivono i giudici della Corte federale d’appello, se questo comportamento sia il risultato di semplice superficialità o se sia stato messo in atto “nella piena consapevolezza di violare precise prescrizioni prudenziali imposte dalle autorità sanitarie“.
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Tamponi Lazio, le motivazioni della sentenza
Secondo i giudici che lo hanno squalificato per 12 mesi per il caso tamponi alla Lazio, il presidente Claudio Lotito era certamente consapevole della situazione allarmante fra i giocatori della squadra. Lo dimostrano, si legge nelle motivazioni della sentenza, i contatti con il laboratorio di Calenzano e con la ASL di Civitavecchia.
Di fronte a una situazione simile, scrivono i giudici, i medici della squadra Rodia e Pulcini avrebbero avuto l’obbligo di segnalare i casi di sospetto contagio alle autorità e di mettere in isolamento anche i positivi asintomatici. Ma non l’hanno fatto.
Lotito, sostengono i giudici, avrebbe a quel punto dovuto “imporre agli stessi di effettuare le doverose comunicazioni, ovvero provvedere di persona, sostituendosi ad essi“. Se il presidente si fosse attivato tempestivamente, concludono, “gli illeciti (omissivi e di pura condotta) contestati non si sarebbero verificati”.