Mateu Lahoz è l’arbitro designato per Barcellona-Atletico Madrid, scontro che vale una buona fetta di Liga spagnola. Tutto quello che c’è da sapere sul direttore di gara nativo di Algimia de Alfara
Il direttore di gara che si occuperà di arbitrare Barcellona-Atletico Madrid ora ha anche un volto, un nome e un cognome. Si tratta di Mateu Lahoz, uno dei fischietti più carismatici di tutta la Liga spagnola, dall’alto della sua esperienza e del suo carattere. Il direttore di gara iberico ha una grande responsabilità in questo caldo finale di campionato.
Mateu Lahoz è nativo di Algimia de Alfara, piccola località situata nella comunità valenciana. Dall’alto dei suoi 43 anni è uno dei meno anziani tra i direttori di gara della Liga spagnola, ma ha già accumulato una certa esperienza sia in patria che a livello internazionale. E non mancano le partite da lui dirette che hanno lasciato il segno nel calcio mondiale.
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Mateu Lahoz, le curiosità dell’arbitro di Barcellona-Atletico Madrid
Una delle prime partite di cartello dirette da Mateu Lahoz ha come protagonista proprio il Barcellona. Si tratta della finale di Copa del Rey di sette anni fa, in cui i catalani se la videro con il Real Madrid per il titolo. Una gara che i blaugrana preferiscono non ricordare, visto che vinsero i blancos per 2-1.
Ma Mateu Lahoz è stato anche l’arbitro di una partita passata alla storia, non certo per ciò che è accaduto in campo. La data è quella del 13 novembre 2015. Sul campo dello Stade de France si stavano affrontando Francia e Germania. All’improvviso si sentirono dei colpi paurosi. Nessuno stava capendo ciò che accadeva fuori dallo stadio, ma ben presto si seppe la verità: erano in corso attentati da parte dell’ISIS nel quartiere dello stadio e di Saint-Denis.
A proposito di partite storiche, Mateu Lahoz diresse anche quella tra Honduras e Argentina ai Mondiali del 2016. La Albiceleste pareggiò per 1-1 e fu clamorosamente eliminata ai gironi. Due anni dopo, però, lo spagnolo diresse anche un Italia-Svezia per noi infausto, ovvero la gara che sancì la mancata qualificazione azzurra ai Mondiali del 2018.