Jose Mourinho segna un cambio di passo rispetto agli ultimi anni della Roma anche dal punto di vista della tattica. Come potrebbero cambiare i giallorossi la prossima stagione
L’arrivo di José Mourinho può segnare l’inizio di una nuova era per la Roma. Lo stile di calcio difensivo del portoghese, considerato poco spettacolare, ha diviso gli appassionati. Ancor più negli ultimi anni, quando ha vinto meno rispetto alle sue stagioni di gloria.
Quest’anno, ha portato il Tottenham in finale di Carabao Cup, persa contro il Manchester City, ma l’andamento in Premier League e l’eliminazione in Europa League contro la Dinamo Zagabria hanno aumentato le ombre sulla sua gestione.
Al Tottenham non ha cambiato in maniera radicale i suoi principi tattici. Possiamo allora prenderli come riferimento per ipotizzare, almeno dal punto di vista dello schieramento in campo, che veste potrà assumere la Roma.
Di base, gli Spurs hanno alternato 4-3-3 e 4-2-3-1 come modulo base, entrambi familiari anche ai giocatori nell’attuale rosa dei giallorossi.
Dal punto di vista difensivo, il Tottenham di Mourinho ha giocato con una difesa bassa, e il centrocampo altrettanto schiacciato a formare un ulteriore blocco. La strategia è riuscita particolarmente bene, in Premier League, nel match vinto contro il Manchester City.
Questa modalità di interpretazione della fase difensiva richiede difensori centrali forti dal punto di vista fisico nel dominio dell’area di rigore, anche sulle palle alte. E centrocampisti che sappiano portare il pressing e chiudere le linee di passaggio. In questo, potrebbe anche proseguire l’evoluzione di Mancini come centrocampista, ma appare difficile che i centrali di difesa attuali corrispondano al profilo ricercato dal portoghese.
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La tattica di Mourinho: come può cambiare la Roma
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Due le posizioni delicate per quanto riguarda la tattica in una squadra allenata da Mourinho. Da un lato i terzini, dall’altro le mezze ali. Un giocatore come Spinazzola o come Karsdorp facilita uno degli schemi che Mourinho ha messo in pratica al Tottenham. Ovvero difendere con la difesa a quattro ma guadagnare un uomo in fase offensiva, con un terzino che si sgancia e l’altro che diventa il terzo centrale aggiunto.
In entrambe le possibili configurazioni, 4-3-3 e 4-2-3-1, alla Roma servirà un centrocampista che possa svolgere le funzioni di Højbjerg in fase di impostazione. Potrebbe anche essere Veretout.
Funzioni che comprendono il cambio di gioco sul lato debole e il lancio in profondità nel corridoio centrale. Il Tottenham, infatti, è una delle squadre che in Premier League ha attaccato di più per vie centrali. Probabilmente il centrocampo è uno dei reparti destinati a cambiare di più nel passaggio da Fonseca, con il suo calcio più lento e palleggiato, a quello di Mourinho, energico e verticale. Non è da escludere il ritorno di Zaniolo come mezzala nel centrocampo a tre con facoltà di inserirsi da dietro.
L’attacco presenta giocatori come Mkhitaryan, Carles Perez, Pellegrini che sicuramente possono adattarsi. Anche Borja Majoral, che potrebbe rappresentare un valore aggiunto in caso di 4-2-3-1, ma per il tipo di gioco di Mourinho magari quasi più come trequartista/seconda punta.
Dal punto di vista del centravanti, la questione può essere meno definita. E’ uno dei ruoli che può definire lo stile di gioco della squadra. Il Tottenham evidentemente poggia su Harry Kane, che viene molto indietro e dunque consente il lancio lungo per un contropiede rapido. E si incastra perfettamente con un giocatore come Son che parte largo e taglia dentro.
Ma le squadre che Mourinho ha allenato in passato hanno spesso utilizzato un centravanti più classico, un uomo d’area: Milito, Drogba, Benzema, Lukaku, Ibrahimovic. Questo potrebbe anche far pensare a un ripensamento su Edin Dzeko, che potrebbe rappresentare un punto di incontro fra l’esigenza di efficienza nelle transizioni e di occupazione dell’area di rigore.