Sapir Berman, primo arbitro transgender israeliano ha raccontato la sua storia, spiegando che nel calcio niente è diverso.
Il mondo del calcio è bello perché, dietro alla sua nascita si cela un’etica ben precisa che dovrebbe portare ad abbattere ogni tipo di differenze. In questo sport, infatti, non dovrebbero esistere differenze riguardanti il colore, la religione, la provenienza, lo status sociale e il sesso. Tanti passi sono stati compiuti ed altri ancora verranno fatti con il passar degli anni. Certo, non è possibile ottenere tutto e subito, soprattutto perché la mentalità di questo sport permane e le novità vengono accettate con la dovuta calma. Un notevole, sulla questione del rispetto tra generi, lo hanno fatto sicuramente in Israele e Sapir Berman, primo arbitro transgender ne è la conferma.
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Le novità ed i cambiamenti non si fermano mai, soprattutto nel mondo del calcio. E così, mentre ci si interroga su quanti e se esistono i gay in questo sport, in Israele c’è qualcuno, Sapir Berman, che ha il coraggio di spiegare le motivazioni che l’hanno indotto a cambiare sesso. Una decisione che gli ha permesso di mettere in luce la sua vita privata.
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Secondo quanto riporta ‘Tuttomercatoweb’, il motivo è stato spiegato sui social network: “Questo corpo che mi ha portato successi in ogni campo, mi ha fatto sentire quotidianamente in disagio con la mente. Un conflitto che non ha smesso mai di sollevare domande: ‘Come mi sento? Perché sono attratta dai dettagli dell’abbigliamento femminile? Ci sono altre persone che si sentono come me? Il desiderio di essere una donna si fermerà ad un certo punto?’.
L’arbitro israeliano ha tentato di rispondere a varie domande nell’intento di comprendere in pieno la sua voglia di cambiare. “Oggi so come rispondere alla maggior parte delle domande, oggi sono -dice la Berman – completa e sicura che il passo che ho fatto, circa sei mesi fa, è stato per me giusto e necessario. Continuerò ad essere quella che sono, con gli stessi sogni, con le stesse aspirazioni, ovviamente con gli stessi valori con cui sono cresciuta e con lo stesso grande amore per il campo di calcio e per l’arbitraggio”.
Il messaggio termina con una speranza che molti da anni nutrono: “Spero sinceramente che la nostra società migliori e sia il più inclusiva possibile in tutti i settori“.
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