Alfred Duncan, centrocampista del Cagliari, è vittima di razzismo sul suo account Instagram. Il giocatore ha mostrato degli screen nelle “stories” e ha risposto al “tifoso”
Il razzismo resta ancora un tema fin troppo presente nel mondo del calcio, una vera piaga che ha spesso colpito anche la nostra Serie A, mietendo in Alfred Duncan l’ennesima “vittima”. Poche battute su uno smartphone, un messaggio che impiega qualche secondo ad essere inviato, ma che può ferire una persona per sempre.
Un gesto completamente insensato, che nel 2021 non dovrebbe nemmeno più essere pensato. E invece non è così, perché non tutti sono dotati della stessa sensibilità e dello stesso buon senso, anzi, spesso è la stupidità a farla da padrone e che ci rende partecipi o protagonisti di uno spettacolo indegno. Alfred Duncan ne sa qualcosa e ha deciso di renderlo noto a tutti, caricando due storie su Instagram che rendono ben chiaro il concetto.
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Alfred Duncan vittima di razzismo: i messaggi social
Nel weekend in cui la Premier League ha deciso di sparire dal mondo social proprio come protesta nei confronti del razzismo, a farne le spese è stato il centrocampista del Cagliari, arrivato in prestito dalla Fiorentina. Nella tarda serata di ieri, il ghanese ha mostrato uno screen di una chat privata con un “tifoso”, presumibilmente della Roma, qualche ora dopo la fine dell’incontro con i giallorossi, vinto dai sardi.
“A me..a”, “Hai rotto il c…o con sti falli”, “Manco sei bono a gioca”, “Figlio de pu…na”, questi sono solamente i primi 4 messaggi arrivati consecutivamente nel box dei direct dell’account social del calciatore. Un escalation che si conclude con delle parole terribili: “Ne..o di me..a”, “Te morisse la nonna. E se è già morta, la mamma. O il papà”. Con un “TVB” finale che rende il tutto ancora più folle.
Insulti e violenza gratuita, mischiata ad un razzismo scellerato, che Alfred Duncan ha deciso di combattere con una sua storia, in cui ha scritto: “La colpa non è sua, ma dei genitori…EDUCAZIONE è la chiave!. Insegna ai tuoi figli come pensare”. Una risposta matura e che mette in luce le difficoltà di numerosi calciatori, non sempre disposti a mostrare al mondo cosa sono costretti a sentire ogni giorno sui social.
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