Gli Stati Uniti hanno seguito con grandissima attenzione tutto il processo a carico di Derek Chauvin, l’uomo che lo scorso anno aveva ucciso durante un arresto George Floyd, a condanna ufficializzata il mondo sportivo di Black Lives Matter esulta
Ci sono volute poco più di quattro ore perché la giuria uscisse con il verdetto. Una giuria, come ci hanno insegnato i telefilm di Law and Order di dodici persone: sei bianche, quattro di colore e due interraziali. Il verdetto deve sempre essere unanime. E pochi pensavano che i giurati avrebbero impiegato così poco tempo.
Derek Chauvin è colpevole
Colpevole. Per tutte e tre i capi di accusa: omicidio preterintenzionale, omicidio di secondo grado e omicidio di terzo grado. La sentenza che condanna Derek Chauvin, l’uomo che il 20 maggio dello scorso anno ha ucciso l’afroamericano George Floyd in un maldestro arresto, dovrà aspettare in carcere la sentenza con l’erogazione della pena. Rischia fino a 40 anni.
Alla lettura della sentenza nel tribunale di Minneapolis sono seguiti applausi e festeggiamenti in strada mentre caroselli di persone hanno invaso i centri di molte città teatro degli scontri sociali seguiti a quell’omicidio: New York, Atlanta, New Orleans, Dallas, Los Angeles.
I social sono stati letteralmente intasati da commenti sulla sentenza. Il movimento Black Lives Matter, nato dopo gli episodi di Minneapolis oggi è una realtà consolidata che coinvolge milioni di attivisti in tutto il mondo.
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Gli sportivi attivisti
Merito di molti sportivi come Lewis Hamilton, LeBron James e Mike Tyson che pochi minuti dopo la sentenza hanno fatto affidato ai social il loro pensiero.
“Responsabilità” twitta LeBron James.
Mike Tyson scrive “Giustizia è fatta” ai suoi quasi sei milioni di follower che in pochi minuti lo colmano di like condividendo il suo pensiero in tutto il mondo. E mentre le strada si affollano di nuovo di manifestanti, per fortuna pacifici, tutti guardano al pensiero di Lewis Hamilton, l’uomo che ha costretto al Formula 1 a mettersi in ginocchio al via e che ha incentrato tutta la sua stagione 2020 sulla campagna Black Lives Matter.
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“Non si applaude un pesce che nuota”
Hamilton posta un lungo messaggio su Facebook, e si concede per un paio di interventi in televisione: “Dobbiamo lasciare scorrere via la rabbia – dice – io stesso dopo i fatti di Minneapolis ho avuto spesso paura che la rabbia avrebbe preso il sopravvento e che tutto potesse essere molto peggio. Ma alla fine tutti hanno fatto la cosa giusta. Abbiamo dimostrato che il mondo ha un punto di vista diverso e che le cose stanno cambiando. Questa sentenza è un atto di giustizia per la famiglia di George Floyd, ma è anche la prima volta che un agente bianco viene condannato per la morte di un uomo afroamericano. É un fatto storico”.
Hamilton quest’anno ha cercato di abbassare i toni, ma il pilota sette volte campione del mondo di Formula 1 resta uno dei portavoce più autorevoli del movimento Black Lives Matter: “Urlare non serve, bisogna farsi ascoltare, sempre e comunque – dice Hamilton – ma c’è ancora molta strada da fare”.
Emblematica la dichiarazione di Emmanuel Acho, stella del football americano dei Philadelphia Eagles: “Io non applaudo nessuno. Non batto le mani a un pesce che nuota. Dovrei applaudire un sistema giudiziario che per una volta garantisce giustizia?”