SuperLega, i club vanno avanti nella definizione della competizione che potrebbe spaccare il calcio europeo nonostante l’opposizione di leghe, federazioni e della UEFA
Il progetto della Superlega va avanti. Il comunicato dei club fondatori, che si attendeva per domenica sera, sembra rimandato alla giornata di lunedì. Una scelta strategica, alla vigilia della riunione del Comitato Esecutivo UEFA che dovrebbe annunciare la nuova Champions League da introdurre nel 2024.
Secondo l’autorevole The Athletic, la SuperLega europea avrebbe il supporto di 12 club: Manchester United, Liverpool, Manchester City, Arsenal, Chelsea, Tottenham, Barcellona, Real Madrid, Atletico Madrid, Inter, Milan, Juventus.
Nel comunicato è indicata una divisione fra 15 membri fissi e cinque variabili. Per raggiungere i 15 fissi mancano tre club. Diverse testate hanno indicato Bayern Monaco, Borussia Dortmund e PSG come squadre inizialmente invitate che avrebbero però rifiutato restando fedeli alla UEFA.
La Juventus si trovava in una situazione non facile visto il doppio ruolo di Andrea Agnelli che però, riferisce Sky Sport, si sarebbe dimesso da numero 1 dell’ECA, l’associazione dei club europei.
L’ECA, che porta due membri nel board UEFA, si è espressa però in maniera contraria all’iniziativa appoggiando la durissima e prevedibile opposizione della stessa UEFA e delle leghe nazionali.
Il piano prevede, in termini di risorse, per i 15 membri fondatori una quota di almeno 3,5 miliardi di euro in sovvenzioni infrastrutturali iniziali.
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Con la SuperLega, la cui formazione è confermata anche dall’Inter, le società vorrebbero incassare almeno 4 miliardi di soli diritti tv. Essendo al di fuori dalla UEFA, i criteri di spartizione non sarebbero soggetti ai parametri della confederazione, che destina una percentuale dei ricavi delle coppe alle federazioni minori o alle varie associazioni perché vengano distribuiti come rimborsi per i calciatori convocati nelle nazionali.
Oltre alla UEFA, decisamente contraria la posizione della Federcalcio inglese e della Premier League, che pure dovrebbe contare sei rappresentanti nella SuperLega, della Federcalcio spagnola (RFEF), della Liga, della FIGC e della Lega Serie A.
La possibile presenza di Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester City, Manchester United e Tottenham non ha cambiato la posizione della Premier League, convinta che una simile manifestazione rappresenti un attacco “ai principi di competizione aperta e meriti sportivi che sono l’essenza del calcio”. La Football Association minaccia azioni legali, la federazione dei tifosi ha accusato i club di “cinica avidità”. Si è mosso perfino Boris Johnson per sostenere le ragioni del no. Il premier britannico, stavolta più europeista, ha bocciato la nuova competizione.
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Contrari, tra gli altri, Bayern Monaco e PSG, protagoniste delle due più belle partite di Champions della stagione. I tedeschi hanno tradizionalmente preso le distanze dalle varie formule di SuperLega di cui si è discusso almeno da una ventina d’anni. Il club che sta dominando la Ligue 1, insieme al Manchester City tra le società contrarie al fair play finanziario, sarebbe comunque sulla stessa lunghezza d’onda della UEFA. Per la proprietà qatariota, scrive The Athletic, le coppe europee non dovrebbero essere riservate solo ai più ricchi.
Non è da escludere che la posizione così “UEFA-centrica” della proprietà qatariota del PSG possa essere una conseguenza di quel processo di “sportwashing” del Qatar. Ovvero il percorso di miglioramento della reputazione nazionale attraverso lo sport che ha raggiunto il suo culmine nella creazione di consenso intorno alla candidatura per i Mondiali del 2022.
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