A dispetto delle campagne di sensibilizzazione che proseguono ormai da anni, la Premier League soffre di un grave problema di intolleranza e razzismo che ha invaso i social e i club vogliono staccare la spina
Via dai social, tutti, incondizionatamente. É la proposta drastica e integralista che sembra profilarsi in Inghilterra dopo gli ultimi insulti di carattere razzista che hanno invaso i social, colpendo giocatori e tecnici.
Una ferita aperta quella del razzismo sui campi di Premier League e più in generale del calcio inglese che anche domenica scorsa ha vissuto una pagina nera con il coreano Son, insultato in modo volgare e irritante sia su Twitter che su Instagram da un gran numero di tifosi. Alcuni commenti e post erano davvero offensivi, irripetibili. Il primo a schierarsi prendendo posizione è stato José Mourinho, a sua volta vittima di molti insulti gratuiti, non solo di spirale razzista.
“Non possiamo andare avanti così – aveva detto Mourinho – occorre una presa di coscienza seria e radicale, possibilmente condivisa da tutti. Dobbiamo staccare la spina a questa gente, non possiamo lasciargli diritto di parola”.
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I social partono proprio dal diritto di parola e di opinione, quel freedom of speech che è considerato un diritto umano riconosciuto ovunque e inalienabile. Ma che la rete ha esasperato allargando il concetto di ‘ironia’ e di ‘satira’ ai limiti dell’insulto. Spesso sconfinando.
Alcuni club, anche di Premier League, hanno già annunciato la loro intenzione di chiudere i propri profili social ufficiali per difendersi dal razzismo. Tra questi Swansea e Birmingham, che giocano nel Championship, un gradino sotto la Premiership, e dai Rangers Glasgow che hanno appena vinto il campionato in Scozia. L’attaccante Son è stato attaccato su Twitter e Instagram dopo il gol annullato al Manchester United nella gara di domenica (vinta 3-1 dai Red Devils) per una manata di McTominay sul viso del giocatore sudcoreano.
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Il Tottenham ha pubblicato una nota decisamente dura: “Un’altra giornata e ancora disgustosi abusi razzisti nei confronti dei nostri giocatori. Ci consulteremo con la Premier per valutare l’idea di prendere decisioni più forti per contrastare questo fenomeno”.
Appena pubblicata la nota è partita una nuova valanga di insulti, i peggiori possibili con chiari riferimenti antisemiti, sul presidente Levy.
Mourinho ha invitato una volta di più a staccare la spina: “É una scelta necessaria, chiudere per qualche tempo tutti i profili social dei club, senza deroghe né eccezoioni”. La stessa posizione era stata assunta tempo fa da Thierry Henry: social oscurati a tempo indeterminato.
Ovviamente gli editori on line, dal colosso Google, a Facebook, a Tik Tok, sono molto preoccupati. Dopo anni di permissivismo Facebook ha deciso di reagire avviando indagini sugli ultimi episodi.
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