Lino Banfi, noto attore e tifoso della Roma, ha svelato un incredibile retroscena su Claudio Lotito, attuale presidente della Lazio
Lino Banfi, noto attore e tifoso della Roma ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport, in cui ha affrontato diversi temi riguardanti i giallorossi. Dai Friedkin a Fonseca, non tralasciando un incredibile retroscena riguardante il presidente della Lazio, Claudio Lotito.
Prima ancora di concentrarsi sull’attuale patron biancoceleste, Banfi si è espresso sulla stagione della sua Roma, dandole un voto: “Do un 6,5 perché non mi è piaciuto. Lo dico soprattutto come Oronzo Canà, non condivido quello che fa il mio collega Fonseca. Non sorride mai, ha bisogno di sfogarsi. Deve andare da qualche parte, da solo, e urlare. Lo apprezzo poco”.
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Su un possibile approdo di Allegri a Roma ha aggiunto: “Mi piacerebbe molto”, poi ha scherzato: “E’ stato anche un allievo di Oronzo Canà ed era uno dei migliori”. Per la Champions ha dichiarato: “Possiamo ancora farcela, ma deve rientrare Zaniolo. Dzeko deve giocare un po’ di più e spero che Spinazzola non si sia fatto male gravemente, mi piace molto”. “Un consiglio a Zaniolo? E’ un ragazzo scapestrato, ma è bello e piace alle donne. Deve solamente ricordarsi che più sono attraenti, più diventano pericolose. Comunque è giusto che faccia l’amore, si rinforza anche i muscoli. Ma non deve esagerare”.
Sui Friedkin una battuta rapida: “Li vedo sempre tristi. Vorrei che si togliessero la mascherina per capire se sorridono anche loro. Preferivo la vecchia scuola dirigenziale. I presidenti che scendevano negli spogliatoi”.
Infine Lino Banfi ha raccontato un incredibile aneddoto su Claudio Lotito: “Ho bellissimi ricordi allo stadio e mi manca andarci. Pensate che anni fa avevamo sempre il posto vicino a Lotito. Non era ancora il presidente della Lazio e veniva a vedere la Roma. Si sedeva sempre vicino a noi questo signora che ce l’aveva con gli arbitri e mi dissero che aveva un’impresa di pulizie. All’inizio non volevo averlo vicino, poi con il tempo siamo diventati amici”. Infine ha concluso: “Posso dire che era romanista perché quando la Roma segnava era felice. Poi ha imparato diversi latinismi stando vicino a me e Verdone”.
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