In meno di due stagioni Fatih Terim è riuscito a passare alla storia per tanti motivi: allenamenti brevi e divertenti, risultati discreti e una furibonda lite con Vittorio Cecchi Gori che segnò l’inizio della fine della Fiorentina
La voce di un possibile ritorno di Fatih Terim nel calcio italiano ha immediatamente scatenato reazioni e anche qualche facile ironia.
Fatih Terim, imperatore del Bosforo
I tifosi della Fiorentina, il cui sarcasmo riesce sempre a essere corrosivo e feroce, hanno immediatamente sentenziato su blog e social che per qualcuno il primo aprile è arrivato in anticipo. Ma in effetti al tecnico turco, soprannominato l’Imperatore, sono legate alcune delle pagine più belle dei ricordi dei Viola. Correva l’anno 2000 e il presidente era ancora Vittorio Cecchi Gori che godeva di ottima salute e al quale i tifosi di Fiesole e Ferrovia non avevano ancora intonato il refrain modificato del tormentone estivo “dammi tre parole…”.
Il rapporto con Giovanni Trapattoni, che i tifosi viola tolleravano nonostante i suoi trascorsi juventini, si era interrotto senza rimpianti con un mediocre settimo posto e un accesso di striscio alla Coppa Uefa. Una squadra con Batistuta all’apice della sua forza, Toldo in porta, Enrico Chiesa e Balbo, ma anche Mijatovic, Di Livio, Palombo, Adani e Rui Costa.
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Attacco atomico
“Cioè… voglio dire… (mi avrebbe detto Maurizio Mosca n.d.r.) Rui Costa, Batistuta e Chiesa: è un attacco atomico!”. In effetti lo era. Forse proprio per questo Cecchi Gori per prima cosa vende Bati-gol, provocando attacchi di bile e crisi isteriche in mezza città. Poi il produttore che volava al cinema calma la folla snocciolando un’idea folle come solo lui poteva partorire: chiamare il nuovo teorico del calcio offensivo, il guru del ‘se si attacca bene non c’è bisogno di difendere’.
Fatih Terim arriva a Firenze e in pochi mesi, nonostante l’eliminazione al primo turno in Europa per mano del Tirol Innsbruck, galvanizza un ambiente depresso e scettico che si gode un lungo crescendo che culmina a gennaio con pareggio a Torino con l’odiata Juventus (3-3 con i Viola addirittura in vantaggio 0-2) e un poker servito sul Milan bissato poi da un altro poker a Roma con la Lazio dove nel frattempo si era appena trasferito Chiesa, ceduto da Cecchi Gori nonostante le proteste della curva. La squadra per quattro mesi galoppa in Campionato e in Coppa giocando un calcio divertente e speculativo nel quale chiunque, ma soprattutto Nuno Gomes e Chiesa.
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L’inizio della fine
A gennaio Cecchi Gori si vende pure Chiesa, e l’Imperatore, che aveva già sul tavolo una sontuosa offerta del Milan, la prende malissimo. Si dimette. Al suo posto arriva Mancini che con l’istinto un po’ dell’imbonitore e un po’ del domatore riesce in qualche modo a portare una squadra a pezzi e sull’orlo di una crisi che poi purtroppo porterà al fallimento e alla C2, addirittura a vincere la Coppa Italia e a un nono posto in campionato.
É l’inizio della fine: per la Fiorentina e per Cecchi Gori. Ma anche per Terim: che arriva a Milano come Imperatore ed ne esce il 5 novembre come portinaio. La squadra viene presentata in un bagno di folla hollywoodiano davanti a migliaia di tifosi con tutti i nuovi acquisti: Rui Costa, Pirlo, Pippo Inzaghi e Marco Simone. Ma poi segna con il contagocce e gioca in modo impalpabile. L’alchimia dei colli fiorentini era sfumata.
Un allenatore che piaceva moltissimo alle donne, elegante, abbronzato, apparentemente molto autorevole: “La riposta turca a Julio Iglesias” dicevano le tifose Viola.
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“Lavoro piano”
Uno dei mantra di Terim è “piano piano”… probabilmente era una delle prime parole italiane che aveva imparato, e la ripeteva spesso. Ai giocatori, ai suoi collaboratori e anche ai giornalisti. Ai quali spiegava che ci volevano tempo e pazienza, che il suo lavoro richiedeva molta attitudine e moltissima abitudine. Sul campo di allenamento le sue erano sedute mordi e fuggi. Brevi sessioni intervallate da brevissime fasi di carico e scarico.
Alcuni giocatori hanno spiegato che con Terim ci si allenava relativamente poco e ci si divertiva moltissimo. Una tesi che purtroppo si scontra sia con il calcio moderno che con quello italiano. Dopo l’esonero dal Milan che lo sostituì con Ancelotti, Terim si è seduto su due sole panchine, Galatasaray e Turchia. Il contratto dell’imperatore del Bosforo con il Gala è in scadenza.