La logica del marketing vuole che di tanto in tanto anche le società di calcio più tradizionali affrontino un restyling, l’ultima della serie a cambiare logo è l’Inter: ma non sempre l’operazione ha successo
L’Inter in questi giorni annunciato il suo nuovo logo, una versione molto più stilizzata del vecchio marchio che si riduce alle iniziali di Internazionale Milano. Tecnicamente si chiama restyling ed è necessario per riposizionare il brand.
Il logo dell’Inter, un ideogramma
Un’operazione sempre più strategica soprattutto da quando le società di calcio sono diventate una property internazionale che risponde a fondi, azionisti, operatori di borsa, società di marketing e non solo tifosi. Una volta si diceva che l’unica realtà cui un club doveva rispondere era la tifoseria. Da molti anni le cose non stanno più così. Senza contare l’ingerenza e invasività di Internet e dei social network che vivono di immagine e hanno un continuo bisogno di novità.
Il nuovo logo dell’Inter ha coinvolto dodici persone per un anno ed è stato realizzato da uno degli studi di comunicazione più importanti nel settore del design grafico, il Bureau Borsche. Ora ci vorranno settimane di ‘confidenza’ per posizionarlo in Italia e all’estero su tutte le piattaforme. I tifosi seguono, spesso accettano: ma non sempre sono soddisfatti. Sui social erano molte le voci di tifosi nerazzurri non molto felici del nuovo logo che deve essere ‘digital friendly’.
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In principio fu Muggiani
In realtà in passato era stato fatto ben di peggio. Il primo logo dell’Inter, a tratti dimenticato per poi essere rispolverato, esiste dal giorno della fondazione del club, 9 maggio 1908: lo disegnò uno dei soci fondatori, Giorgio Muggiani, un grande appassionato di simboli, un caricaturista raffinato. Quel simbolo entrò nella storia del design italiano. Anche se non era digital friendly.
Muggiani era un artista straordinario le cui opere oggi rivivono in collezioni private e musei. Fu lui a disegnare i tutti i pannelli pubblicitari più belli dell’epoca: Martini, Campari, Cinzano, Recoaro, Fiat… Roba che ancora oggi è oggetto di collezione. Dopo di lui l’Inter diventa Ambrosiana e nel logo compare un fascio littorio. Poi arriva un primo biscione, quindi si torna al simbolo di Muggiani.
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Logo Inter: dal biscione con il collare a oggi
Nel 1979 l’allora presidente Fraizzoli consegna ai tifosi un biscione tutto nuovo: bianco, stilizzato moderno, persino simpatico con il suo doppio collare nero e azzurro. Pare porti fortuna: l’Inter vince subito il titolo con Bersellini e nessuno si azzarderebbe a criticare quel logo che i tifosi dirimpettai, quelli del Milan, avevano definito il verme. In realtà chi lo aveva disegnato si era ispirato al biscione per eccellenza, che nulla ha a che fare con la tradizione milanese: quello di Loch Ness.
Finita l’era della Milano da Bere si torna al vecchio logo di Muggiani, riattualizzato. Oggi si cambia di nuovo per renderlo più facile, individuabile e riconoscibile su telefonini e palmari.
Rispetto al disegno del 1908 che raggruppava in un cerchio la la I e la M, ma anche la F e la C, le iniziali di Football Club sono definitivamente scomparse. Rimane solo Internazionale Milano. Qualcuno sui social dice che sembra un ideogramma cinese? Ecco, probabilmente il punto è proprio questo.