Zlatan Ibrahimovic ha segnato 62 reti in 116 presenze in nazionale. Non gioca con la Svezia dal 2016. La sua storia, le prospettive del suo ritorno
Zlatan Ibrahimovic è pronto a tornare in nazionale. Il miglior marcatore nella storia della Svezia non gioca con la sua selezione dall’Europeo del 2016. L’ultima presenza risale alla sconfitta nel girone di primo turno contro il Belgio. Ha esordito il 31 gennaio del 2001, vent’anni fa, contro le Fær Øer.
Il primo gol l’ha segnato contro l’Azerbaigian il 7 ottobre dello stesso anno. E’ un tocco facile, dalla linea di porta, dopo il diagonale di Ljungberg. Ma il palleggio con tanto di piroetta e assist no look con cui lancia la stella dell’Arsenal offre un primo indizio della sua tendenza all’improvvisazione creativa.
Ibrahimovic in nazionale, zero gol ai Mondiali
In carriera, ha giocato due Mondiali, senza grandi soddisfazioni: cinque partite tra 2002 e 2006, zero gol.
Ha fatto sempre parlare di sé, però, nei quattro Europei a cui ha preso parte. Nel 2004 segna alla Bulgaria e di tacco all’Italia. Poi però sbaglia uno dei rigori della serie che condanna la Svezia all’eliminazione nei quarti contro l’Olanda.
Il cammino verso il Mondiale del 2006, segnato dalla sua prima quaterna in nazionale contro Malta, lo proietta alla prima crisi in nazionale. Il ct Lagerbäck lo punisce dopo il Mondiale perché ha lasciato il ritiro di notte per festeggiare il compleanno di Olof Mellberg, difensore che ha giocato anche alla Juventus.
Rientra in nazionale solo nel 2007 e torna a segnare solo all’esordio nel gruppo D dell’Europeo 2008: 2-0 alla Grecia campione d’Europa in carica. Segna anche contro la Spagna, ma la Svezia non fa molta strada.
L’11 ottobre 2008 indossa per la prima volta la fascia di capitano della nazionale, contro il Portogallo. La sfida vale per le qualificazioni ai Mondiali 2010 che la Svezia non giocherà. Laberback si dimette, Ibra va a festeggiare al Cafè Opera di Stoccolma e non gliela perdonano. “Appena sbaglio mi criticano. Ce l’hanno con me perché non mi chiamo Andersson o Svensson” dice.
Ibrahimovic annuncia il ritiro dalla nazionale. Poi ci ripensa, viene riammesso e di nuovo scelto come capitano. Chiude da capocannoniere della Svezia le qualificazioni verso Euro 2012, cinque gol in otto partite. In Polonia e Ucraina segna contro gli ucraini e in sforbiciata contro la Francia, ma la Svezia non passa il girone.
Lo scenario si ripete per l’Europeo del 2016. Con i suoi undici gol nelle qualificazioni, guida la Svezia alla fase finale. Ma non incide contro l’Irlanda (1-1), l’Italia e il Belgio (due sconfitte) e per la seconda volta annuncia l’addio alla nazionale.
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L’indimenticabile poker all’Inghilterra
Al di là delle spacconate e della convinzione di aver messo sulla mappa del calcio la Svezia, finalista al Mondiale in casa nel 1958, per sintetizzare il senso di Ibra in nazionale bastano novanta minuti. Basta rivedere l’amichevole contro l’Inghilterra il 14 novembre 2012. E’ la centesima presenza in nazionale di Gerrard, la prima partita nella nuova Friends Arena di Solna. Ibrahimovic segna il gol del vantaggio, ma l’Inghilterra ribalta tutto nel primo tempo: gol di Welbeck e Caulker. Il punteggio non cambia fino al 78′. Qualche tifoso inglese provoca Ibrahimovic e gli urla: “Sei solo un Andy Carrol…”. Mal gliene incoglie.
Al 78′ controlla di petto, calcia al volo e pareggia. Poi stampa una punizione capolavoro che lo rende il primo calciatore a segnare tre gol all’Inghilterra dopo Marco van Basten all’Europeo 1988. Ma il meglio deve ancora venire. E arriva al 91′.
Il portiere Hart allontana di testa un cross, il pallone scavalca Ibrahimovic che si coordina e in rovesciata, da fuori area, al volo, traccia un parabola oltre ogni immaginazione. “C’è mai stata una prestazione migliore da parte di un attaccante contro l’Inghilterra?” si chiedeva allora Daniel Taylor sul Guardian.
Resta il punto più alto di una storia che ha vissuto di spacconate, grandi gol e polemiche. Le ultime, feroci, contro il ct Janne Andersson che ha velatamente accusato di discriminazione razziale nelle convocazioni. I due però si sono chiariti. I 22 gol in un anno e mezzo con il Milan non passano inosservati. Neanche agli occhi di Andersson. “E’ da tanto che non ci vediamo” scriveva Ibrahimovic a novembre insieme a una sua foto con la maglia della Svezia. L’Europeo, il suo regno, lo aspetta. Per un ultimo grande giro di giostra.