La scheda dell’Irlanda del Nord, avversaria dell’Italia nel primo incontro di qualificazione ai Mondiali del Qatar 2022.
L’Italia apre il cammino nelle qualificazioni ai Mondiali 2022 contro l’Irlanda del Nord che non disputa un grande torneo internazionale dall’Europeo del 2016. Tre volte qualificata per i Mondiali (1958, 1982, 1986), è 45ma nell’attuale ranking FIFA.
Sono nove i precedenti fra le due nazionali. Impossibile da dimenticare l’unica sconfitta per gli azzurri, a Belfast nel 1958. Quel match, infatti, sancì la prima eliminazione dell’Italia dalla fase finale di un Mondiale. Sei le vittorie e due i pareggi negli altri confronti, compreso il 3-0 con show di Cassano l’11 ottobre 2011 per le qualificazioni europee.
Positiva anche la tradizione della nazionale a Parma, che ospiterà gli azzurri per l’ottava volta. La prima fu in amichevole in preparazione ai Mondiali del 1994, l’ultima con Mancini a marzo 2019: Italia-Liechtenstein 6-0 con doppietta di Quagliarella, autore nell’occasione del gol più “anziano” nella storia della nazionale.
Il calcio in Irlanda del Nord ha una storia di divisioni sportive e religiose. Fatica ad affermarsi come linguaggio comune tra cattolici e protestanti. Anche lo stadio che ospita la nazionale, Windsor Park a Belfast, racconta di queste divisioni. È lo stadio del Linfield, nata come squadra della filanda dell’Ulster Spinning Company a Belfast sud, a Sandy Row.
Il Linfield, come hanno fatto a lungo i Rangers Glasgow, non ha tesserato calciatori cattolici. Nemmeno la nazionale è riuscita a mettere i protestanti e i cattolici, che tifano per il Belfast Celtic. Il 21 agosto del 2002 alla locale sede della BBC arrivò una telefonata di minaccia contro Neil Lennon, difensore cattolico del Celtic che avrebbe dovuto esordire da capitano della nazionale quella sera a Windsor Park. Non giocherà più per l’Irlanda del Nord.
La contrapposizione coinvolge anche la separazione tra Irlanda e Ulster, o Irlanda del Nord. Il settarismo rimane una componente non eliminabile, anche se nelle qualificazioni ai Mondiali del 1950 hanno partecipato due selezioni miste dell’Irlanda. Dopo il Good Friday Agreement (l’Accordo del Venerdì Santo) del 1998, e una successiva decisione della FIFA del 2006, molti giovani nordirlandesi scelgono di giocare per la nazionale dell’Irlanda.
Ma c’è una speranza, almeno secondo gli autori del rapporto “Social exclusion and sport in Northern Ireland” del 2016. Il calcio, scrivono, potrebbe diventare una forza di riconciliazione se la nazionale dovesse ottenere risultati migliori.
Dal 2020, dopo l’addio di Michael O’Neill, il ct dell’Irlanda del Nord è l’inglese Ian Baraclough. Ex centrocampista del Leicester, del Notts County e del QPR, ha chiuso la carriera da calciatore allo Scunthorpe. Qui, nella quarta serie del calcio inglese, ha iniziato ad allenare.
Nel 2017 è stato scelto come ct dell’under 21 dell’Irlanda del Nord, per poi passare sulla panchina della nazionale maggiore. Nelle partite in cui ha gestito la nazionale nelle qualificazioni a Euro 2020, terminate con la sconfitta nei playoff contro la Slovacchia, ha usato prevalentemente il 3-5-2. Ma non ha evitato la principale debolezza della squadra, la fragilità difensiva.
Per le prossime partite, Baraclough ha chiamato anche l’ex numero 1 del Manchester United Roy Carroll come coach per aiutare i portieri convocati.
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Tra le stelle dell’Irlanda del Nord c’è il venerano Steven Davies, centrocampista box to box dei Rangers che vanta il record di presenze nella storia della nazionale.
Porta grande esperienza anche il difensore Johnny Evans oggi al Leicester, ma con una lunga militanza al Manchester United.
Convocato anche Kyle Lafferty, secondo miglior cannoniere di sempre della nazionale dell’Irlanda del Nord. Ex attaccante del Palermo, soprannominato “Dylan Dog”, gioca nella Reggina in Serie B. Nelle ultime partite, comunque, il ct gli ha più volte preferito Magennis o Washington.
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