Alex Ferguson in occasione della presentazione del suo documentario “Never Give In” ha raccontato alcuni episodi della sua vita, privata e no.
Trentotto trofei con il Manchester United e 27 anni sempre con la stessa squadra: è la straordinaria storia di Alex Ferguson. Con lui, c’era un modello da seguire, un progetto tecnico sempre da portare avanti e vincente in ogni ambito. Una vita da allenatore vincente ma soprattutto da valorizzatore di giovani: Alex Ferguson è stato anche colui che gestiva tutte le situazioni pur di far quadrare anche il bilancio societario. Una lunga storia d’amore che stava per terminare nel 2018 a causa dell’emorragia cerebrale. Su questo argomento, l’ex tecnico dello United al ‘Manchester Evening News’, ha ricordato quanto accadde: “Ho perso la voce, non riuscivo a dire una parola, e questo è stato terrificante, assolutamente terrificante. Tutto mi passava per la mente: la mia memoria tornerà? Parlerò mai di nuovamente?”.
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Alex Ferguson e il suo documentario
I suoi 27 anni di successi con il Manchester United, culminati da quel dramma personale che ancora oggi viene ricordato. Un momento difficile della vita del tecnico scozzese, che per fortuna si è risolto nel migliore dei modi, anche grazie all’aiuto di una logopedista. Durante l’intervista al giornale inglese, Alex Ferguson ha parlato anche della sua esperienza da allenatore, indicando l’aspetto peggiore del suo lavoro al Manchester United: “La cosa peggiore del mio lavoro è stata quella di lasciar partire i giocatori, soprattutto i giovani. Perché tutte le loro ambizioni, speranze e desideri riguardano giocare per il Manchester United di fronte a 75.000 persone e andare a Wembley in una finale, quando glielo porti via è una cosa dolorante. Quindi l’ho odiato”. Dunque, 27 anni, 38 titoli, tantissimi giovani lanciati e tanti ricordi di cui parlare sempre perché, proprio grazie al tecnico scozzese, lo United è riuscito ad affermarsi sia in Premier League che in Europa.