Juventus-Lazio è la partita di Alen Boksic, “L’Alieno” che ha vinto uno scudetto con i bianconeri e uno con i biancocelesti
Zdenek Zeman l’ha inserito nel suo tridente ideale insieme a Francesco Totti e Beppe Signori. È il pupillo di Sergio Cragnotti, un Alieno, questo il suo soprannome, che ha cambiato il suo approccio al calcio e il destino della Lazio. Ha vinto uno scudetto in biancoceleste, uno alla Juventus.
Per anni l’hanno definito l’erede di Van Basten, anche se al Roberto Mancini dei tempi della Lazio ricorda più un Gullit per la sua capacità di fare tutto e con classe. Alessandro Nesta, capitano e bandiera della Lazio, lo inquadrò con una definizione fulminante. “Per il 95% dell’azione Boksic è il giocatore più forte al mondo. Peccato per il 5% finale”
Alla Lazio, il croato arriva dopo lo scandalo che ha travolto il Marsiglia di Bernard Tapie, nel 1993. La società lo acquista per 15 miliardi. Conquista tutti a Torino contro la Juventus, al primo anno.
Zoff lo schiera al centro dell’attacco con Signori e Gascoigne alle spalle. Boksic prima colpisce una traversa, poi segna di testa in tuffo. Inizia una nuova era. Tuttavia, presto le cose si complicano. In panchina arriva Zeman, la tripletta da ex nel 7-1 amarcord contro il Foggia, la prima Zemanlandia, sembra un annuncio di grandi cose.
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In realtà, Boksic non condivide i metodi di allenamento del boemo. L’esperienza raggiunge il punto di non ritorno con un giallo. Il 28 febbraio 1995, a Dortmund contro il Borussia, lascia il campo per dieci minuti poi rientra.
Si parla di lite con l’allenatore, di improvviso e incontenibile bisogno fisiologico. Boksic non è più lo stesso. Segna quattro reti in 26 partite nella seconda stagione con Zeman. L’Alieno, nella stagione 1996-97, va alla Juventus.
Una stagione gli basta per vincere tutto o quasi. Conquista la Supercoppa europea, la Coppa Intercontinentale e lo scudetto. Gioca la la finale di Champions League ma la perde, e di fronte c’è ancora il Borussia Dortmund.
Stupisce tutti alla Juve, segna al Manchester United all’esordio in Champions con i bianconeri, si ripete contro Fenerbahçe e Rapid Vienna. A Bologna, segna la più importante delle sue sette reti in stagione. Lo slalom del 19 aprile vale il tricolore.
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Dopo un anno, Cragnotti lo riporta alla Lazio. Il presidente ha scelto un nuovo allenatore, Sven-Goran Eriksson. Il croato ha tenuto una casa all’Olgiata e disegna, a quattro anni e due giorni dal suo esordio alla Lazio, un altro slalom con tanto di pallonetto da cinema contro la Sampdoria: il portiere Ferron osserva e applaude.
E’ perfetta l’intesa con Vladimir Jugovic, altro doppio ex della partita. Un infortunio lo tiene fuori dal Mondiale del 1998. Gioca pochissimo nel 1998-99, ma segna il gol decisivo a Mosca, contro la Lokomotiv, che vale un posto in quella che sarà l’ultima finale di Coppa delle Coppe nella storia del calcio.
La vincerà, insieme alle due Coppe Italia, alla Supercoppa Italiana e alla Supercoppa Uefa che impreziosiscono il suo secondo triennio italiano.
Ma non è in campo a Birmingham per la finale. E’ un successo amaro, come lo scudetto del 2000. L’atto d’addio all’Italia per L’Alieno che tenta la fortuna a Middlesbrough. Ma è un uomo di mare, un cuore d’avventura che ha comprato un’isola, Mariaska, e si diverte con la barca a vela e lo sci nautico. Middlesbrough non è un posto per L’Alieno.
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