Emiliano Sala è scomparso il 21 gennaio del 2019, a distanza di oltre due anni, sorgono nuovi dubbi nelle indagini. Coinvolti nuovamente Cardiff e Nantes
Sono trascorsi più di due anni dalla tragica morte di Emiliano Sala, il giovane attaccante morto in un incidente aereo il 21 gennaio del 2019 e ritrovato sul fondale del Canale della Manica. La famiglia del centravanti argentino cerca ancora delle verità su quel tragico giorno che ha stroncato per sempre la vita del 28enne. Troppi i dubbi intorno ad un caso ancora irrisolto.
Su quel maledetto Paiper PA-46 Malibu hanno perso la vita lui e il pilota David Ibbotson, daltonico, con una licenza per guidare mono-motori scaduta da tre mesi al momento dell’incidente e senza alcuna preparazione per volare di notte. L’areo presentò da subito problemi ai freni e all’olio e l’elevatore di entrambe le ali si ruppe durante il tragitto. Dopo un guasto agli scarichi il velivolo si è schiantato, togliendo per sempre la vita al povero Sala, dopo pesanti ferite alla testa e al tronco.
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A far discutere nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa di Emiliano, è stato l’atteggiamento della dirigenza di Nantes e Cardiff. Sala, infatti, è morto proprio nel tragitto dalla città francese a quella britannica, che gli avrebbe permesso di completare il suo trasferimento nel mercato invernale. Secondo la sentenza UEFA, lo stesso Cardiff era già diventato proprietario del cartellino del calciatore ed è stato costretto a pagare i 15 milioni di euro nonostante il tragico evento.
Il club gallese, secondo quanto riferito dal quotidiano AS, non avrebbe ancora accettato la decisione della UEFA, presentando una nuova prova nel ricorso alla Corte di Arbitrato per lo Sport. Stando alle prime indiscrezioni, il club britannico avrebbe accusato il Nantes di aver inviato alla madre del calciatore un assegno, che testimoniava il trasferimento di Emiliano Sala, datato proprio 21 gennaio 2019, solamente dopo aver appurato della morte dell’attaccante.
Per il Cardiff, quindi, la colpa resta da attribuire alla società francese. Il club di Ligue 1 avrebbe dovuto inviare quell’assegno nel giorno stesso della firma e non qualche settimana più tardi. I documenti sarebbero stati quindi retrodatati ed in merito è quindi intervenuto anche il CAS. I tribunali ordinari della Francia valuteranno la nuova prova.
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