Alla vigilia di Lazio-Bayern Monaco di Champions League ha parlato in ESCLUSIVA per Calciotoday.it l’ex capitano biancoceleste Pino Wilson
Il 17 settembre del 1974 la Lazio, reduce dalla vittoria dello Scudetto, affrontò il Bayern Monaco di Beckenbauer. La sfida si disputò il giorno prima del mancato debutto nelle coppe europee dei biancocelesti, squalificati a causa degli incidenti di Ipsiwich. Di quell’amichevole resta il valore simbolico e oggi come allora, il capitano Pino Wilison racconta quei momenti e analizza la sfida di domani in ESCLUSIVA per Calciotoday.it.
Lei era in campo nell’amichevole del ’73 – ’74 e affrontava due monumenti come Muller e Beckenbauer. Mi racconti com’era quel Bayern e come quella Lazio
“Possiamo fare un paragone con i tempi d’oggi. Il Bayern rappresenta tutta l’Europa con 6 titoli conquistati. Grande squadra oggi e grandissima squadra all’epoca. C’erano campioni a livello mondiale. Noi avevamo appena vinto lo Scudetto e non ci sembrava vero affrontare una squadra che dominava Europa. Anche oggi la Lazio è una tra le primissime del campionato e non siamo sotto pressione. Prenderemo per buono tutto quello che verrà fuori da questo duplice incontro. Non costa nulla sognare e mi aspetto sorprese. Loro hanno anche qualche defezione e noi ci siamo messi in mostra contro il Borussia, che qualche anno fa era considerata una tra le prime potenze europee”.
Rimanendo su questo paragone tra passato e presente, la Lazio di Inzaghi viene spesso accostata a quella di Maestrelli. Lei quali somiglianze vede?
“E’ sempre difficile stabilire un parametro dell’una e dell’altra, facendo paragoni quando è passato mezzo secolo. Sicuramente gioca bene come la nostra. Hanno carattere, noi forse un po’ di più. Le identità di gioco sono forti e la Lazio ne ha una ben definita. Basta vedere le nostre avversarie che spesso si chiudono in difesa perché ci temono. Succedeva anche a noi a quei tempi”.
Lazio-Bayern, Wilson ESCLUSIVO per CT: le dichiarazioni
Torniamo al passato e a quell’amichevole del ’74. Si vedeva che quel Bayern era di uno strapotere assoluto in campo?
“Sicuramente sì. Noi eravamo reduci dalla vittoria in campionato ed eravamo euforici ed entusiasti. Una squadra di quel calibro e di quello spessore ci ha portato a dare ancora di più in campo e tutti i nostri sforzi sono stati premiati da un pareggio importante. Quando affronti una squadra così, non esistono amichevoli”.
Cosa vi siete detti negli spogliatoi prima e durante quella partita?
“Noi eravamo un po’ atipici, quando entravamo in campo e negli spogliatoi. Ciascuno caricava il proprio animo da solo senza soffermarsi sui propri compagni. Sentivamo che la serata era doc e che ci permetteva di incontrare una delle squadre più forti d’Europa. Non avevamo bisogno di un’ulteriore motivazione”.
C’è un aneddoto mai raccontato di quella sfida?
“Ne ricordo uno. Aveva appena segnato Schwarzenbeck, che era il loro stopper di una mole imponente. Lo marcava Chinaglia e dopo che fece gol urlammo <Giorgio non tornare più qui in difesa, resta in avanti> (ride ndr)“.
Proiettiamoci nuovamente alla partita di domani. La Lazio quante possibilità ha di farcela?
“La Lazio dovrà fare la miglior partita possibile. Ha tanti requisiti a livello tecnico, soprattutto a centrocampo, dato che in pochi in Europa possono contare su tre giocatori come Lucas Leiva, Luis Alberto e Milinkovic-Savic. In più abbiamo un attaccante come Immobile che i gol li sa fare e lo dimostra la Scarpa d’Oro vinta la scorsa stagione. Possiamo sperare. Le chance? Direi 35% ma non mi sembra una percentuale bassa contro una squadra che ha vinto tutto. Prima di scendere in campo bisognerà farsi dei calcoli con un pizzico di presunzione. Se poi ci ammazzano in campo stringiamo la mano, ma non partirei battuto”.
Nelle due squadre chi può essere decisivo?
“Sicuramente il centrocampo, il reparto nevralgico di una squadra. Lucas Leiva sarà l’uomo chiave, colui che dovrà fare da collante tra la difesa e l’attacco. Dovrà fermare le loro azioni offensive dando inizio alle nostre”.
di Claudio Mancini