Eusebio Di Francesco incassa un altro esonero. Il tecnico non riesce più a trovare il giusto approccio in un progetto tecnico: dopo la cavalcata Champions con la Roma, diverse annate in chiaroscuro.
51 anni e tante partite sulle spalle, in campo e in panchina. Il “secondo tempo” di quei giocatori che, in qualche maniera, il segno lo hanno lasciato. Dopo gli scarpini, giacca e cravatta per provare a imporsi da un’altra prospettiva: da seduti si vede meglio il calcio. Basta saperlo interpretare ed Eusebio Di Francesco non è mai stato uno che lascia spazio all’immaginazione. Creatività di gioco: quella sì, Zemaniano per convinzione, prudente con l’esperienza, volenteroso grazie alla vocazione che non è mai andata via. L’esonero con il Cagliari non rende “semplici” – ogni riferimento a persone o fatti è puramente casuale – le cose per un allenatore che non sembra più trovare il giusto piglio per proseguire un cammino.
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Eppure, dopo le buone premesse a Sassuolo e la cavalcata Champions che lo portò fino in semifinale con la Roma nel 2018, le cose sembravano andare per il verso giusto. La ruota, però, gira come un pallone e talvolta basta poco per trasformare le luci in ombre. Ce l’ha messa tutta Di Francesco per fare la differenza, ma i risultati – dopo quella notte dell’Olimpico contro il Barcellona in giallorosso – non sono più stati gli stessi. Un esonero, arrivato nella Capitale, dopo l’eliminazione dalla Champions contro il Porto la stagione successiva e una serie di risultati beffardi in campionato: quelle riflessioni, chiuso nel pullman della squadra, che anticiparono un finale già scritto. Addio con l’amaro in bocca. Subentrò Ranieri, testaccino e caparbio, che lo sostituirà anche sulla panchina della Sampdoria nel 2019. “Spero che Eusebio non ce l’abbia con me”, ha commentato il tecnico che ha portato il Leicester all’impresa in Premier League.
Eusebio non ce l’ha con nessuno. Se non, forse, con sé stesso per non aver fatto abbastanza. Certe domande chiunque arriva a porsele a un certo punto: è stato costretto a fare lo stesso anche in questa, travagliata, stagione in corso a Cagliari. Tutto sembrava essere partito sotto i migliori auspici, ma poi i chiaroscuri, le prestazioni poco convincenti: un terzultimo posto in classifica che lascia più dubbi che certezze. Magari non è soltanto colpa sua, quando un progetto naufraga la responsabilità è sempre condivisa, ma l’allenatore è pagato per catalizzare gli animi: nelle gioie e soprattutto nei dolori. Di Francesco fa le valigie ancora una volta, in cerca di riscatto, per dimostrare che la sua – volendo – può ancora dirla. Basta solo crederci un po’ di più.
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