Il caso Suarez ha lasciato dietro di sé ancora molti dubbi e quesiti irrisolti e l’ex rettrice dell’Università degli stranieri di Perugia, Giuliana Grego Bolli, è tornata a parlarne
Sono trascorsi mesi dal noto esame farsa di Luis Suarez per ottenere il passaporto italiano, ma la vicenda fa ancora discutere. L’attaccante uruguaiano era in procinto di trasferirsi alla Juventus, ma ha dovuto prima svolgere un test presso l’Università degli stranieri di Perugia. Nelle settimane successive alla prova orale, svolta in videochiamata, è emerso che il giocatore fosse pienamente a conoscenza delle domande ancora prima della prova, rendendo così completamente falsato il suo esito.
Non solo, le intercettazioni ottenute dai magistrati nel corso di questi mesi, hanno posto in evidenza la totale incapacità di Suarez nel parlare la nostra lingua, coinvolgendo nel caso anche il Chief Football Manager della Juve, Fabio Paratici, e l’avvocato del club Luigi Chiappero. Le parti si sarebbero accordate con alcuni referenti e professori dell’Ateneo per lo svolgimento dell’esame, da completare nel minor tempo possibile per riuscire a far firmare il contratto al calciatore. Una pratica mai del tutto portata a termine per “colpa” della burocrazia e che ha poi costretto lo stesso attaccante a firmare per l’Atletico Madrid.
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A ritornare sul caso è stata l’ex rettrice dell’Università degli stranieri di Perugia, Giuliana Grego Bolli, intervistata da Repubblica. Al quotidiano nazionale, ha subito parlato dell’ipotetico coinvolgimento della Juventus: “Non ho mai avuto contatti con i dirigenti della squadra. Con loro parlava il direttore generale Simone Olivieri, a cui ho affidato tutta l’organizzazione”.
Subito dopo ha aggiunto: “Non ho avuto alcun ruolo nella preparazione dell’esame e neanche nel certificato della prova superata. La sensazione che ho avuto io non mi ha portato a pensare ad alcun tipo di pressione. Fondamentalmente a me di Suarez non importava niente. Se ci sono state promesse da parte della Juve? Olivieri mi parlò di una possibile convenzione per i giocatori della Primavera e pensai che fosse una buona opportunità, ma non l’ho mai considerata seriamente”.
La Bolli è tornata a parlare dell’esame: “Il B1 chiede una capacità medio-bassa ed essendo lui ispanofono era facilitato. Le modalità orali da 12 minuti a causa del virus hanno reso tutto più agevole, ma io non l’ho mai sentito parlare“. Ha quindi proseguito: “Non ho neanche mai avuto modo di sentire cose dicessero i miei collaboratori a telefono, quello che so è che c’è stata un’euforia eccessiva dovuta alla voglia di promuovere l’Ateneo e anche in parte dalla fede calcistica essendo Spina e Olivieri due juventini. C’era un clima da stadio“. Infine ha concluso: “Non mi riavvicinerei al mondo del calcio. Se tornasse un Suarez a chiedere di fare l’esame di rei di no, ma non per lui, ma per il clamore che il calcio porta con sé. Adesso ho davvero paura di qualsiasi cosa“.
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