Julio Cesar ai microfoni di ‘Theplayerstribune.com’ racconta alcuni aneddoti ed il suo rapporto con l’allenatore del triplete, José Mourinho.
Che José Mourinho lasci un segno indelebile nel cuore e nelle menti di tutti, è chiaro ormai da anni. Il suo modo di comunicare, le sue decisioni, il suo stesso modo di essere, rendono matti chi non riesce inizialmente a capirlo per poi legarsi definitivamente a lui. Con il portoghese si rischia di creare sempre un rapporto viscerale, particolare ma autentico. Grazie a lui, si superano anche gli ostacoli più difficili e si vincono trofei inimmaginabili. È il caso di Julio Cesar, ex portiere dell’Inter che fece il triplete: tra lui e Mourinho tutto iniziò in modo incomprensibile, fino a festeggiare insieme la tanto e agognata Champions League.
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In una lunga intervista a ‘Theplayerstribune.com’, l’ex portiere nerazzurro ha raccontato alcuni aneddoti del biennio portoghese. Il primo riguarda il mancato festeggiamento del primo scudetto dopo la sconfitta del Milan contro l’Udinese: ““Nel 2009 ho vinto lo scudetto con l’Inter. Avevamo avuto una stagione piuttosto lunga tra partite, viaggi, ritiri e lontananza dalle nostre famiglie. Ma finalmente eravamo diventati i campioni. E allora dovevamo celebrare alla grande. Ma il nostro allenatore era l’unico e il solo José Mourinho. E, insomma, possiamo dire che, per quanto riguarda la celebrazione, lo Special One aveva un piano diverso. E’ andata così: eravamo in un albergo di Milano, sabato sera, preparandoci per la partita di domenica contro il Siena. Sapevamo che se quella sera il Milan perdeva contro l’Udinese, noi saremmo stati i campioni. E allora abbiamo guardato la partita tutti assieme”. I rossoneri persero e il brasiliano era pronto a festeggiare, ma Mourinho non ne volle sapere: “Quando ho parlato con Javier Zanetti, il nostro capitano, e con alcuni dei miei compagni, mi hanno detto che Mourinho non voleva che andassimo lì. Infatti, lui preferiva che ci riposassimo prima della partita col Siena. Non aveva proprio senso!”. Per fortuna, andò diversamente e da lì, forse, il rapporto tra i due cambiò in meglio.
Nel biennio di Mourinho, si è evinto in più di un’occasione come il portoghese fosse, prima che un ottimo tecnico, un grande motivatore. Una competenza che, negli anni, gli ha permesso di conquistare titoli su titoli e di galvanizzare sempre le sue squadra. Un aspetto che Julio Cesar rimarca durante l’intervista: “Nella stagione 2008–09 il mio rapporto con Mourinho era come quello di un padre e un figlio. E poi è diventato più complesso. Quando è arrivata la primavera del 2010 eravamo in lotta per lo scudetto, la Coppa Italia e la Champions League, il triplete. Io stavo giocando male. Avevo perso fiducia in me stesso. Un giorno, mentre mi stavo riscaldando prima dell’allenamento, Mourinho si avvicinò e mi disse, con una voce fredda come il ghiaccio: ‘Senti, tu sei passato da essere il migliore portiere del mondo a un portiere di Serie C’. Questo era il suo modo di motivarmi, lo sapete? L’idea era che io mi sentissi provocato per reagire. E con quasi tutti i giocatori, funzionava bene. Quella squadra ha avuto tanto successo perché Mourinho ci trattava in un modo diretto e molto trasparente. Non importava chi eri, lui ti criticava davanti a tutti. Ma la cosa è che non tutti reagiscono bene a questo tipo di atteggiamento. E io ero uno di questi. Ho perso la fiducia. In campo, mi sentivo ancora più’ insicuro”.
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