Davide Astori, a quasi tre anni dalla tragica scomparsa del calciatore, emergono nuovi dettagli sul decesso: una perizia confermerebbe l’impossibilità di evitare il decesso.
La morte di Davide Astori ha scosso tutto il mondo del calcio italiano. A quasi tre anni dalla scomparsa, quel 4 marzo 2018, i punti interrogativi non si arrestano: si poteva evitare?
Come noto, il corpo dell’allora capitano della Fiorentina è stato trovato senza vita nella camera d’albergo a Udine dove era in ritiro per la sfida di campionato. Le indagini, le perizie mediche iniziano a fare chiarezza sulle cause della sua morte.
Le anomalie emerse durante la sua prova da sforzo avrebbero potuto essere approfondite con l’holter cardiaco. Ma in ogni caso la patologia che affliggeva il calciatore sarebbe stata ugualmente difficile da accertare.
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Queste le conclusioni del medico legale Gianluca Bruno e del cardiologo Lorenzo Gaita, cardiologo, che hanno analizzato la perizia sulle cause della morte dell’ex capitano della Fiorentina. I pezzi del mosaico iniziano a comporre un disegno ben delineato.
L’esito dei riscontri sarà discusso il prossimo 4 febbraio. Le conclusioni potrebbero favorire l’unico imputato della vicenda. Si tratta dell’ex Direttore della Medicina Sportiva di Careggi, Giorgio Galanti, accusato di di omicidio colposo.
L’uomo avrebbe optato per il rito abbreviato. Nella fattispecie, secondo i riscontri della Procura di Firenze, con la collaborazione del Professor Domenico Corrado di Padova, viene contestato il rilascio di due diversi certificati di idoneità sportiva nei confronti del ragazzo.
Atti emessi anche se nelle prove da sforzo risultavano delle aritmie: a difesa di Galanti, i due periti del tribunale che sottolineano quanto – malgrado le accortezze – difficilmente si potesse formulare una diagnosi certa rispetto alla cardiopatia aritmogena biventricolare che ha portato via Davide Astori. Dato rilevante che potrebbe, dunque, archiviare questa annosa vicenda. Anche se il dolore, quello, rimarrà nel cuore di tutti per aver perso un ragazzo d’oro prima ancora di un campione.
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