Moviola Torino-Fiorentina. I granata protestano per un mancato calcio di rigore nel primo tempo. L’analisi dell’episodio
L’anticipo di Serie A fra Torino e Fiorentina si accende poco prima della mezz’ora del primo tempo. Il Torino di Nicola chiede un calcio di rigore che potrebbe sbloccare il risultato.
Nell’occasione contestata Lukic tocca di testa e anticipa l’uscita alta di Dragowski. Il portiere polacco della Fiorentina, però, in ritardo nella scelta di tempo finisce per travolgere l’attaccante del Torino.
L’arbitro Di Bello, che dirige i granata per la decima volta, non concede il penalty. Sui social, i tifosi del Toro si lamentano. Il riferimento chiaro è a quanto successo tra i granata e il Benevento una settimana fa. In quell’occasione, a parti invertite, è stato il numero 1 del Torino Sirigu a fermare la corsa dell’attaccante dei sanniti, Lapadula. L’arbitro ha assegnato il rigore ai giallorossi.
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Moviola Torino-Fiorentina, il rigore non assegnato
Al di là degli accenni e degli accenti di vittimismo che accomunano molti tifosi di calcio, compresi quelli del Torino, le osservazioni fanno riferimento a un aspetto. In fondo, nelle varie situazioni, è sempre molto simile. Ovvero: perché si prendono decisioni diverse per episodi simili? E soprattutto, perché non interviene il VAR?
La prima è una questione filosofica sull’interpretazione degli episodi che ha a che fare con la complessità della mente umana. La seconda investe invece una questione regolamentare più basica.
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E’ un contatto, la cui entità viene valutata dall’arbitro che possiede tutti gli elementi e giudica sulla base di un carnet completo di informazioni. Con il protocollo attuale, in un caso così il VAR non interviene. E il Torino ha ragione di lamentarsi, perché il rigore ci sta tutto.
Le due espulsioni a Castrovilli e Milenkovic
Nel secondo tempo vengono espulsi Castrovilli e Milenkovic. Il centrocampista della Fiorentina ferma, al limite dell’area, Lukic. Di Bello lo ammonisce. Tuttavia, il VAR lo richiama per rivedere l’episodio.
In questo caso, infatti, si configura un episodio da potenziale cartellino rosso. Ovvero, una situazione nella quale, come recita il regolamento, un calciatore “nega la segnatura di una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete ad un avversario il cui movimento complessivo è verso la porta di chi commette un’infrazione punibile con un calcio di punizione“. Il VAR, che ha potere di intervento in casi da cartellino, fa bene a richiamare Di Bello che cambia decisione.
Il difensore lascia la Fiorentina in nove per una reazione ai danni di Belotti. Prima un testa contro testa che a qualcuno ha ricordato lo scontro Ibrahimovic-Lukaku, poi una spinta. Anche in questo caso, l’espulsione è pienamente giustificabile a norma di regolamento.