La Lazio era vicinissima a Sokratis Papastathopoulos, il difensore greco che ha giocato anche con Milan e Genoa. Maldini e Nesta i suoi modelli. Ha sfiorato la Lazio, torna in Grecia
Ha un cognome troppo lungo per stare scritto sulla maglia. Lo conoscono più col nome di battesimo, Sokratis. O col soprannome di “Papa“. Nessun riferimento, s’intende, a Bergoglio o ai suoi predecessori. Papastathopoulos, questo il cognome del difensore già familiare ai tifosi italiani, è pronto a tornare per la terza volta in Serie A dopo le esperienze con Genoa e Milan.
La carriera di Sokratis
Nonostante fosse chiuso da un gigante nazionale come Traianos Dellas, campione d’Europa nel 2004, Sokratis è diventato a 19 anni il più giovane capitano dell’AEK Atene. Nel 2008 è stato anche votato miglior calciatore giovane della Grecia.
Quell’estate arriva al Genoa. In due stagioni gioca 56 partite, segna due gol contro Napoli e Cagliari e attira l’attenzione del Milan. E’ la squadra del suo modello, Paolo Maldini. In rosa c’è un altro dei suoi idoli, Alessandro Nesta, che blinda la difesa rossonera insieme a Thiago Silva.
Ha poco spazio, ma le qualità emergono. All’epoca, tra gli ammiratori figuravano Arsene Wenger, Jose Mourinho e Antonio Conte che allora allenava il Chelsea. Ma Sokratis non sceglie la Premier League, ma la Bundesliga tedesca. Prima al Werder Brema, poi nel Borussia Dortmund.
Si guadagna la stima di Thomas Tuchel, e dal 2015 è un titolare fisso della squadra. Vince due Supercoppe, una Coppa di Germania, poi è pronto per il passaggio all’Inghilterra. Si trasferisce all’Arsenal, dove Wenger l’avrebbe voluto anni prima.
E diventa il primo giocare in gol per i Gunners dopo la gestione del francese, uno dei tecnici più influenti nell’evoluzione tattica della Premier League. Finito ai margini della squadra con Arteta, è pronto a tornare in Italia.
Leggi anche – Sokratis Papastathopoulos lascia l’Arsenal: due italiane sul difensore
Perché poteva funzionare alla Lazio
In Germania, i compagni di squadra e gli avversari hanno avuto importanti parole di stima per Sokratis. E’ un giocatore molto prezioso per squadre dalla mentalità offensiva, come lo stesso Borussia Dortmund in cui ha vissuto le stagioni migliori. Perché chi attacca sa di avere le spalle coperte.
Piace a chi attacca perché gli piace difendere. Lo fa bene, con intensità e concentrazione. E’ un leader che non ha bisogno di urlare per farsi ascoltare, ma sa come farsi seguire.
Non è un caso se, ai Mondiali del 2010, Otto Rehhagel lo fece giocare a centrocampo contro l’Argentina e gli chiese di marcare a uomo Leo Messi. Con dieci anni in più di esperienza, in una difesa a tre come quella della Lazio, Sokratis può aggiungere copertura in fase di non possesso verso l’area e sulla fascia, e qualità nella costruzione del basso.
Leggi anche – Lazio-Parma, Inzaghi: “Contento di ritrovare Lulic. Rinnovo, non c’è problema”
Sokratis, le curiosità
Sposato, padre di tre figli, Sokratis ha giocato novanta partite nella nazionale greca.
La completezza che ha mostrato in carriera deriva anche dai suoi inizi. Perché a Kalamata, dove è nato, famosa per le olive e la tradizione di musica folk, giocava da attaccante. E segnava anche tanto, come raccontava alla Gazzetta dello Sport nel 2010.
Poi però si è trasformato in un giocatore che fa di tutto per proteggere la difesa e il suo portiere, perché la sua squadra non subisca gol. Dopo il fallimento con l’Arsenal, ha sfiorato di nuovo il campionato italiano con la Lazio. Non si è fatto nulla, meglio tornare in patria e giocare con il club più titolato di Grecia: l‘Olympiakos.