Pioli ha cambiato il Milan. Dallo 0-5 contro l’Atalanta del 2019 è partita la rivoluzione. Decisivi Ibrahimovic, Hernandez e Calhanoglu
A Natale del 2019, a Bergamo, il Milan perse 5-0 contro l’Atalanta. Fu il punto più basso della gestione Pioli, che ha convissuto con l’ombra di Rangnick per tutta la seconda parte dello scorso campionato. Fu anche la molla che accelerò l’arrivo di Zlatan Ibrahimovic.
Tredici mesi dopo, il Milan si presenta alla sfida che chiude il girone d’andata con ben altro spirito. E soprattutto da prima in classifica.
Nei mesi trascorsi dallo 0-5 di Bergamo, Pioli ha costruito un meccanismo apparentemente semplice, ma per questo di difficile esecuzione. Ha completamente cambiato volto alla squadra, partendo dal modulo: abbandonato il 4-3-3, i rossoneri hanno raggiunto un nuovo equilibrio con un 4-2-3-1 fluido. Abbiamo provato a sintetizzare l’essenza del gioco del Milan in cinque punti.
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Pioli, la forza del pressing
La squadra di Pioli guida la classifica pur non avendo il miglior attacco, né la miglior difesa. Mostra però una notevole flessibilità, con giocatori capaci di interpretare ruoli diversi, di attaccare per vie esterne o di stringersi per creare densità in mezzo.
E’ una delle squadre che attua un pressing più efficiente, come dimostrano i passaggi concessi nella metà campo avversaria per ogni azione difensiva: in questa classifica è quarto in Serie A.
Ibrahimovic e Theo Hernandez, jolly da scudetto
Zlatan Ibrahimovic e Theo Hernandez fanno la differenza. Lo svedese, che tira 2,16 volte nello specchio di media ogni novanta minuti, ha offerto 14 passaggi per un tiro in stagione. E’ determinante come finalizzatore e come creatore di occasioni, avendo accanto giocatori veloci a sfruttare gli spazi alle spalle dei difensori come Leao, autore del gol più veloce della Serie A, Hauge o Brahim Diaz.
Altrettanto determinante, in entrambe le fasi, l’impatto di Theo Hernandezc che gioca molto alto in fase di possesso, con le ali che gli coprono le spalle in transizione, ma tiene bene la linea quando c’è da difendere in un 4-4-2 più classico.
L’efficacia in contropiede del Milan di Pioli
Le caratteristiche dei centrocampisti offensivi e degli attaccanti esterni rende il Milan di Pioli una squadra di contropiedisti. Una volta recuperato il pallone, i rossoneri hanno due principali alternative: palla alta per la torre di Ibrahimovic, gioco corto con aperture sulle fasce.
Il controllo degli spazi di mezzo favorisce gli inserimenti di Hakan Çalhanoğlu. Il turco, vicino al rinnovo, ha tirato in più di un terzo delle occasioni da fuori area. Solo Bennacer tira in media da più lontano del turco.
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Calhanoglu, simbolo di versatilità
I movimenti di Calhanoglu, che offre ai compagni di frequente una linea di passaggio libera tra le linee, aumentano l’imprevedibilità degli attacchi del Milan.
La costruzione del gioco ruota intorno a due mediani Franck Kessié e Ismaël Bennacer, che a turno si abbassano fra i due centrali per liberare Hernandez in fase di spinta. Movimenti che costituiscono una base ormai diffusa per il gioco di passaggi da dietro.
Milan, strategie diverse contro diverse difese
Ma non è l’unica strada per arrivare in porta. Il Milan sa di poter contare sul dialogo nello stretto fra Ibra e Calhanoglu, e di poter sfruttare anche la spinta a destra di Calabria. In questi casi l’esterno destro (spesso Saelemaekers) viene a giocare più interno mentre il terzino dà ampiezza e cerca il fondo per il cross.
In questo modo, aumentano le strategie a disposizione contro diversi tipi di difese. I rossoneri allargano il gioco con un possesso ad alto ritmo contro difese più compatte che chiudono la zona centrale per proteggere l’area, o fanno scivolare velocemente il pallone da Kessie a Calhanoglu per destabilizzare gli avversari.
Mentre contro squadre che mettono in atto un pressing più deciso, possono sfruttare gli inserimenti dei trequartisti per ribaltare velocemente il gioco tra le linee. Aumentano in questo modo le chances per entrare in area e creare pericoli. Il Milan primo in classifica nasce così.