Un paese poco conosciuto dove negli ultimi anni si sono moltiplicati gli investimenti in termini di scuole calcio e formazione
Piccolo test di conoscenza geografica, dov’è l’Uzbekistan? Se siete in qualche modo riusciti a individuare questo paese nel nugolo dei numerosi stati della ex Unione Sovietica senza ricorrere ai motori di ricerca, facciamo i complimenti. Perché non è il paese più conosciuto in Italia.
Grande una volta e mezzo l’Italia, quasi mezzo milione di chilometri quadrati, spazi immensi e quasi deserti per 30 milioni di abitanti, l’Uzbekistan è un paese a suo modo ricco. Alessandro Magno lo descrive come una terra benedetta per la vastità dei suoi terreni che erano perfetti per le battute di caccia. Indipendente dal 1991, l’Uzbekistan è un paese giovane ricco di tante culture ed etnie diverse. Oro, petrolio, uranio, gas e idrocarburi sono la sua ricchezza: ma in realtà l’Uzbekistan è il secondo produttore al mondo di cotone. E che c’entra questo con il calcio?
C’entra perché i pochi miliardari che negli ultimi venti anni si sono divisi le ricchezze del paese sono stati tutti grandi appassionati di calcio.
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Da Ismael Karimov, il primo presidente uzbeko, scomparso nel 2016, uomo politico che legò molte delle sue fortune alla passione calcistica (la cosa ci ricorda altri esempi più vicini). A Miradil Djalalov il signor Zeromoax, una delle global company uzbeke più ricche, potentissimo e con il sogno di portare l’Uzbekistan a ospitare i mondiali di calcio. Fu lui a portare al Budyonkor di Tashkent Rivaldo, Zico, Scolari, Luizao, Eto’o… Ad Alisher Usmanov, Mr.USM, finanziatore dell’Arsenal, sponsor dell’Everton, un uomo con un patrimonio di 12 miliardi di dollari che butta soldi nel calcio come noi poveri mortali tra spendiamo pochi euro tra gli scaffali dell’IKEA. Costruisce, sposta, investe… cercando di imparare dai grandi club europei.
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Anche se non si può dire che i rapporti tra calcio, politica e business in Uzbekistan siano limpidissimi (altra evidenza che ci ricorda qualcosa), il paese in pochi anni ha fatto passi da gigante. Nella capitale Tashkent il Bunyodkor e il Paktakor hanno rivaleggiato non solo a far arrivare i grandi testimonial del calcio mondiale. Ma anche nel costruire infrastrutture: oggi l’Uzbekistan può contare su diverse academy dove centinaia di ragazzi studiano, giocano a calcio, imparano dai tecnici europei (molti gli italiani) in un sistema simile a quello che gli arabi hanno voluto per le potentissime finanziarie di Dubai. E da una filiera del genere arrivano talenti come Eldor Shomurodov, l’uomo che oggi tutti vogliono.
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Arrivato come un oggetto misterioso tra non poche ilarità, Shomurodov sta dimostrando grandi qualità tecniche. Un giocatore potenzialmente fortissimo che in Italia sta crescendo e trovando sempre più spazio nel Genoa. Per i tifosi del ‘vecchio balordo’ è già un idolo. Ma tutta la nazionale giovanile Under 20 uzbeka è ricca di giocatori di grande talento: il 18enne Jaloliddinov, ala destra strepitosa che gioca nel Tambov e che sembrava interessare al Benevento di Inzaghi. E poi Khumoyunmirzo Iminov, 21 anni, numero 10 raffinato ed estroso che gioca nel Bunyodkor, Rasul Yuldoshev, 20 anni appena compiuti, play di grande lucidità con piedi eccellenti che sembra uscito da un vivaio olandese.
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E poi ancora il portiere Nematov, l’esterno sinistro Erkinov, il left-back Yuldoshev: tutti ragazzi di 19 anni che attendono una chiamata dall’Europa e per i quali Eldor Shomurodov, 25 anni, da poco diventato papà, è diventato una sponda importante.
Utilizzando i grandi nomi come testimonial, invitando per camp e contratti di tre-quattro mesi i tecnici italiani, inglesi e olandesi per imparare il mestiere, allestendo i propri centri delle academy come una vera e propria factory modello, l’Uzbekistan continua a sfornare talenti. Sempre più giovani, sempre più competitivi. E questo porta sempre più ragazzi a sognare un futuro nel calcio.
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L’Uzbekistan come molti paesi poco battuti da agenti e scout diventa una frontiera economia e praticabile. Dove giovani giocatori crescono, alimentati dalla più vecchia motivazione del mondo: soldi e ambizione.
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