Il presidente della Lega Serie A, Paolo Dal Pino, ha affrontato le tematiche relative agli stadi, mettendo al centro del dibattito una riforma che possa rilanciare la questione impianti. Non sono mancati gli spunti per parlare della situazione del calcio italiano.
Paolo Dal Pino, presidente della Lega Serie A, in una lunga intervista concessa a Radio Deejay, ha parlato del momento che sta attraversando il calcio in Italia. Fra le difficoltà dovute all’emergenza sanitaria legata al Covid, e i nuovi fondi in arrivo per la Lega, Dal Pino ha messo al centro del dibattito le tematiche relative agli impianti. “Siamo indietro anni luce – ha dichiarato all’emittente radiofonica, perché in Italia per costruire uno stadio servono da 8 a 10 anni, mentre in Europa in massimo 3 anni riescono a dar vita a strutture avveniristiche. Nel nostro paese per avviare la realizzazione servono almeno 7 autorizzazioni diverse, con tutto ciò che ne consegue in termini di tempistica, mentre all’estero la questioni burocratiche si risolvono con 2, massimo 3 passaggi”.
Dal Pino pone al centro dei lavori della Lega gli stadi e tutti gli introiti che potrebbero derivare da nuove riforme. “Nel nostro paese ci sono modelli che funzionano – ha sottolineato – ed è spontaneo immaginare quanto lavoro possa garantire la riforma degli stadi. Si creerebbero i presupposti per nuove entrate fiscali per lo stato e posti di lavoro. Non capisco perché un processo cosi importante sia fermo. L’idea di un nuovo stadio a Firenze è emblematica. Un progetto partito con immenso entusiasmo che si spegne davanti alla burocrazia.
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Paolo Dal Pino, è entrato nel merito del progetto di rinnovamento degli stadi. Numeri importanti per dare vita ad un progetto virtuoso e di totale crescita, a livello sportivo ed economico. “Dobbiamo ripartire da questa tematica – ha dichiarato a Radio Deejay il presidente della Lega Serie A – e dare vita a nuovi investimenti. Siamo disposti a dar vita ad un progetto da 4,5 miliardi di euro nei prossimi 10 anni, perché siamo convinti che i problemi legati agli impianti possano cambiare in meglio molti fattori. Si tratta di circa 25 mila posti di lavoro e un gettito fiscale da circa 3 milioni. Non tralasciamo inoltre il fattore sicurezza, che deve essere al centro dei nostri programmi”.
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