Zlatan Ibrahimovic ha concesso una lunga intervista a “Sportweek”, settimanale della Gazzetta dello Sport, parlando di Milan e non solo.
Il Milan non conosce sconfitta, si gode il primato in campionato e continua il suo magico momento anche senza Ibrahimovic. Non è un segreto però che la squadra e tutti i tifosi rossoneri siano impazienti del suo ritorno in campo, ritardato a causa di un nuovo infortunio. In linea di massima a metà gennaio tornerà a guidare la squadra di Pioli, ma intanto si racconta a 360° gradi in esclusiva a “Sportweek”, settimanale della Gazzetta dello Sport.
Nella lunga intervista il campione svedese ha parlato apertamente di diverse tematiche, concentrate ovviamente sulla nuova giovinezza al Milan: “Io sono come Babbo Natale, faccio i regali ai miei 27 figli: due sono in Svezia e gli altri 25 a Milanello. Quest’anno abbiamo fatto benissimo, anche grazie al mio arrivo. Lo scorso gennaio la squadra era dodicesima e il finale sembrava già scritto: abbiamo ribaltato tutto e fatto ricredere chi giudicava prima dei risultati”.
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Ibrahimovic, nonostante abbia giocato per tante squadre, ha sempre avuto un rapporto speciale con il Milan: “E’ il club dove mi sento più a casa. Ho avvertito per la prima volta questa sensazione al mio arrivo nel 2010: c’era una bellissima atmosfera con tutti e ti facevano sentire bene. Mi piace molto anche la città e ci vivrò anche quando smetterà di giocare: per me il Milan è il massimo”.
Nel corso della sua carriera ha sempre avuto un unico pensiero in testa: “La vittoria è la mia “droga”. Quando scendo in campo devo vincere a tutti i costi, anche in allenamento. Sono fissato su questa cosa, quando perdo mi arrabbio tantissimo ma non cerco mai scuse. Forse l’ho trasferito anche alla squadra: dopo il pareggio col Parma sei mesi fa sarebbero stati contenti, ora invece erano tutti risentiti. Ho vinto in tutti i club, ma quest’anno è sicuramente la sfida più affascinante e difficile di sempre. Non ho paura di sognare: vedremo come finirà”.
Infine il bomber rossonero stila anche la sua personale top 11 di sempre: “In porta metto Buffon, Cafù terzino destro, Nesta e Cannavaro difensori centrali (due animali) e Maxwell, un mio grande amico, terzino sinistro. A centrocampo Nedved per me è stato il numero uno, mi ha aiutato molto a migliorarmi. E’ una macchina da lavoro, un grande esempio per la mia crescita. Al suo fianco Viera e Xavi con cui ho giocato nel Barcellona dei fenomeni. L’attacco è facile: Zidane dietro a Ronaldo il Fenomeno, il mio idolo, e Maradona il più forte di tutti, anche di me. Io stavolta faccio l’allenatore e magari un giorno lo diventerò davvero”.
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