Sky, DAZN e le altre: quale futuro per i diritti tv di Serie A

Amazon acquisisce i diritti per 16 partite di Champions League. Cambia il business dei diritti tv. Cosa cambierà in Serie A, per Sky e DAZN

Due novità, un indizio. Non sono una coincidenza, disegnano una linea di tendenza. Il calcio e il modello Netflix sono destinati a incontrarsi. E niente sarà più come prima. Sul fronte dei diritti televisivi, la principale rivoluzione del 2020 in Italia è l’avvento di Amazon entrata nel mercato dalla porta principale. Dal 2021 al 2024 trasmetterà le sedici migliori partite del mercoledì sera di Champions League, squadre italiane comprese, e la Supercoppa UEFA. Il colosso di Jeff Bezos, secondo quanto ha rivelato Il Sole 24 Ore, avrebbe investito circa 80 milioni di euro a stagione per rinforzare la piattaforma Prime Video che in Italia non vive di vita propria. E’ infatti compresa nell’abbonamento Prime per ottenere le consegne gratuite in un giorno su una selezione vastissima di prodotti venduti attraverso Amazon.

L’ingresso della piattaforma, che in Germania trasmetterà le partite del mercoledì della Champions e in Inghilterra ha già acquisito alcuni incontri di Premier League, anticipa il bando per la Serie A 2021-24. La Lega conta di ricavare oltre un miliardo di euro e guarda anche alla stessa Amazon e a Tim, con la possibilità di aprire la competizione per la trasmissione in streaming alla luce della sentenza del Consiglio di Stato che ha vietato a Sky esclusive per il web.

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Oltre Sky e DAZN: i diritti tv dello sport in Italia

La fruizione dei contenuti in streaming ha cambiato passo in Italia. Lo certifica, come scrive il Sole 24 Ore, uno studio EY che prende in considerazione Netflix, Timvivion, Infinity (Mediaset), Now Tv (Sky), Amazon Prime Video, Eurosport Player, Dazn e Disney+. Tutte insieme, a luglio registravano quasi 16 milioni di utenti e 10 milioni di abbonati. Il diverso atteggiamento del pubblico nei confronti della fruizione via web, che per lo sport si è intensificata con l’ingresso di DAZN, emerge anche da un’altra innovazione passata un po’ sotto traccia ma a suo modo indicativa. Ovvero la decisione della televisione del Como di trasmettere le qualificazioni mondiali del Sudamerica. Messi e Neymar, dunque, su Como Tv, lanciata lo scorso febbraio.

Dietro c’è Michael Gandler, in passato chief revenue officer dell’Inter e oggi amministratore delegato del Como che è di proprietà della Sent Entertainment. E la Sent Entertainment si occupa di produrre, sviluppare e distribuire contenuti audiovisivi, come un documentario sul Borussia Dortmund.

Alla Lega non dispiacerebbe la creazione di un canale prodotto internamente per le partite di Serie A, è una possibilità che potrebbe rappresentare il punto di arrivo dello sviluppo avviato con l’ingresso dei fondi privati nel management. Ma al momento non si è ancora realizzato un modello di fruizione davvero democratico e accessibile dei contenuti sportivi premium.

C’è però un modello di business particolare come Eleven Sports, criticata per i forti disservizi nei primi mesi dell’anno. Fondata nel 2015, la piattaforma è diventata operatore leader per grandi contenuti (Champions, Liga, NBA, Formula 1) in mercati piccoli (ad esempio Polonia, Portogallo, Belgio o Taiwan). Nei mercati di grandi dimensioni, invece, hanno scelto di puntare sulle nicchie considerate “premium” ad esempio la serie C in Italia.

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Amazon e il modello Netflix nello sport

Amazon e il modello Netflix nello sport
Amazon e il modello Netflix nello sport

Segnali di una globalizzazione dello sport, e del calcio in particolare, le cui prime tracce in epoca moderna si possono far risalire alla trasformazione della prima divisione inglese nella Premier League nel 1992. Negli ultimi anni, lo sviluppo tecnologico ha consentito la diretta streaming di eventi su larga scala. L’accelerazione è palese. Nel 2008, 400 milioni di persone hanno seguito le Olimpiadi di Pechino via internet. Quattro anni dopo, per i Giochi di Londra, gli spettatori connessi in streaming erano triplicati.

Quello che sta davvero cambiando è il valore dei diritti di trasmissione degli eventi sportivi per le televisioni. Nel modello che abbiamo conosciuto finora, la dirtta della Champions League o della Serie A rappresenta la leva principale per attirare gli abbonati alla pay-tv. A maggior ragione dopo l’avvento di Netflix o Prime, perché lo sport compete sul fronte dell’intrattenimento per l’attenzione del pubblico. Ma vedere una partita in differita non è lo stesso che vederla in diretta, per cui lo sport non è del tutto interscambiabile con altri tipi di contenuti.

La presenza di Amazon, però, stravolge il modello di business e più facilmente avvicinerà la creazione di una “Netflix dello sport”. Perché al momento Amazon può permettersi, e perdere in una prima fase, tanto. Dal 2017, trasmette un certo numero di partite della NFL, la lega di football, negli USA, e in Gran Bretagna ha strappato i tornei di tennis del circuito ATP e WTA a Sky e BT Sports.

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Al di là delle possibili questioni legali per la geolocalizzazione delle trasmissioni e per una maggiore facilità di accesso ai flussi ai fini della ritrasmissione illegale, la presenza di Amazon può diventare il primo fattore di una rivoluzione. Perché Prime Video non è il core business di Prime, e Prime è un accessorio di Amazon. Ma le sue dimensioni consentono ad Amazon di agire senza i limiti delle pay tv tradizionali, e potendo investire potenzialmente di più. Il ritorno sull’investimento sarebbe infatti garantito dagli acquisti sulla piattaforma di e-commerce.

Se questo modello dovesse avere successo, le televisioni tradizionali sarebbero ancora più in affanno. E gli utenti potrebbero abituarsi a godere di una fruizione più immersiva e integrata dei contenuti, sfruttando le potenzialità del web. Ad esempio, durante il match potrebbero avere a disposizione statistiche in tempo reale, monitoraggio dei voti del Fantacalcio, possibilità di acquistare i prodotti ufficiali delle squadre in campo, i biglietti delle prossime partite o scommettere attraverso i bookmakers con regolare licenza. E questo renderebbe più appetibili anche diritti oggi secondari, come highlights o seconde visioni, per le piattaforme streaming. L’esperienza del calcio in tv potrebbe cambiare per sempre.

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