Un mese dalla morte di Diego Armando Maradona nel giorno del Natale più amaro di sempre per tutto il mondo. Sembra ieri la scomparsa del Diez, il tempo è passato velocissimo. Il dolore resta.
Era di pomeriggio, il 25 novembre 2020, in Italia era già buio, all’improvviso il gelo: è morto Diego Armando Maradona. Attimi di incredulità, in tantissimi a dire “Non è vero” oppure a pensare che fosse una fake news da social. Lo speravano tutti gli appassionati di calcio, anche chi con il pallone non c’entra nulla, Maradona era una icona planetaria. In pochi minuti dall’Argentina la conferma più dura e difficile da accettare, era tutto vero. El Diez non c’è più. Si sconvolgono le scalette dei telegiornali, si muove ovunque il mondo politico con un pensiero, caos nelle redazioni dei giornali si cambiano le prime pagine di tutte le testate al mondo, anche i quotidiani economici il giorno dopo in prima titoleranno sulla morte di Maradona.
Il vuoto incredibile nel quale l’ex Pibe de Oro ha lasciato sia chi lo amava sia chi lo criticava è profondo. Si susseguono le notizie su cosa abbia causato la morte del più grande calciatore di tutti i tempi insieme a Pelé. Proprio il brasiliano poco dopo scriverà in un post social parole d’amore mai pronunciate al nemico Diego. Quel quesito che da sempre ha accompagnato il calcio, al quale è impossibile rispondere. Pelé o Maradona? Ma oggi 25 dicembre non è più questo il punto. E’ un mese che l’idolo di Napoli, il calcio fatto persona, non c’è più.
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Se ne è andato a 60 anni, il corpo stanco, una vita al massimo che lo ha sempre messo a dura prova. Quel fisico troppe volte sceso all’inferno e risalito, il 25 novembre di quest’anno ha deciso di dire basta e provare a viaggiare verso il paradiso. Nonostante lo stile di vita discutibile di Maradona fuori dal campo, il campione argentino merita un posto nel quale trovare pace, serenità, tutto ciò che in vita gli è mancato. Diego ha vissuto tante vite, in ognuna è sempre stato il protagonista, discese e risalite, tradimenti, passioni, generosità.
Pensate se fosse successo davvero: Maradona al River Plate. Si sarebbe riscritta la storia? Sarebbe stato ugualmente un successo. Ma il destino gli aveva riservato il Boca Juniors perché la Boca è molto simile alla sua Napoli. Quel pezzo di Buenos Aires somiglia troppo al capoluogo campano che lo ha adottato e amato e che lo adorerà per sempre. Eppure la voce di Diego ai Millonarios era vera, aveva organizzato tutto il suo manager Jorge Cyterszpiler. L’allora presidente Aragón Cabrera, dieci anni di presidenza dal 1974 al 1983, decise di portare al Monumental l’ex Pibe de Oro. Era l’estate del 1981, quel ragazzo ricciolino faceva impazzire un paese intero con la maglia dell’Argentinos Juniors. Cabrera fece recapitare l’offerta a Diego. Non se ne fece nulla perché l’argentino rifiutò attratto dal Boca e dal calore della passione del popolo Xeneizes. Fu subito amore, durò un anno, poi il Barcellona, poi Napoli… il resto di una vita formidabile lo conoscete già. Maradona disse di tifare Independiente, scelse il Boca perché a casa sua tifavano tutti per gli Azul y oro.
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E’ passato solo un mese dalla sua morte e neanche ce ne siamo accorti, ogni giorno travolti da colpi di scena sul suo decesso: tra i risultati dell’autopsia, battaglie legali per l’eredità, commenti fuori luogo, il vuoto che ha lasciato la sua scomparsa. Un mese senza Diego, ci manca moltissimo, nessuno vuole credere che sia tutto vero.
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