Caso Suarez, l’esame farsa di Perugia: tutte le fasi dell’inchiesta

Tutti i passaggi del caso Suarez, protagonista dell’esame “farsa” sostenuto all’Università di Perugia: la cronistoria dell’inchiesta.

Il calcio italiano si è preso una piccola pausa e tornerà in campo a ridosso dell’apertura del mercato di gennaio. Ci aspetterà un mese frenetico tra campo e trattative che aumenterà l’interesse dei tantissimi tifosi, curiosi di conoscere i possibili nuovi acquisti. Nella sessione estiva quelli della Juventus hanno aspettato diverse settimane prima di sapere il nuovo centravanti e alla fine accogliere il ritorno di Alvaro Morata.

Il tormentone si è risolto soltanto a settembre inoltrato quando la maggior parte del popolo bianconero aveva sognato un altro bomber, al centro di molte indiscrezioni in quei giorni. Si trattava di Luis Suarez, in procinto di lasciare il Barcellona e negoziato realmente dai campioni d’Italia, arrivati molto vicino al suo arrivo. Mancava un ultimo ostacolo da superare: l’esame per la cittadinanza italiana, perché la Juventus aveva finito i due slot da extra-comunitari con Arthur e McKennie e non poteva più ingaggiare calciatori stranieri.

Una corsa contro il tempo perché parallelamente il club bianconero aveva un’importante deadline da rispettare: l’ultimo termine per la consegna della lista Champions League fissato il 6 ottobre, il giorno seguente alla chiusura del mercato. Il problema è che l’ex attaccante blaugrana, comunitario in Spagna grazie al matrimonio, non poteva firmare senza aver dimostrato le sue capacità linguistiche italiane. Le parti non si sono tirate indietro e il 17 settembre scorso Luis Suarez si è presentato all’Università per stranieri di Perugia per svolgere il test di italiano livello B1, necessario per chiudere l’operazione. Pochi giorni dopo qualcosa non torna, i bianconeri rinunciano al Pistolero e cambiano obiettivo, mentre si alimentano dubbi sulla regolarità dell’esame.

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Le persone coinvolte nel caso Suarez: l’inizio dell’indagine

Suarez Perugia Paratici
Nedved e Paratici (Getty Images)

E’ il 22 settembre quando Raffaele Cantone, procuratore capo di Perugia, pubblica un comunicato che avvia ufficialmente l’oscura vicenda. Nel documento si legge per la prima volta il poi ricorrente “esame farsa”, scatenando una serie infinita di reazioni e soprattutto l’apertura di un’indagine. La Guardia di Finanzia, delegata dallo stesso Cantone, inizia le perquisizioni dei locali e dei computer dell’ateneo umbro. Successivamente escono i primi nomi delle persone coinvolte, precisamente cinque tutte indagate: la rettrice Giuliana Grego Bolli, il direttore generale Simone Olivieri, l’esaminatore Lorenzo Rocca, la preparatrice didattica (tutor di Suarez) Stefania Spina e Cinzia Camagna. I dipendenti dell’università sono accusati per “falso ideologico” e “violazione di segreto” e nel frattempo iniziano a crescere i sospetti, ascoltando alcune presunte intercettazioni, che l’attaccante uruguaiano sapesse già in anticipo i contenuti della prova.

Un caso nazionale che scuote il mondo del calcio e della politica, coinvolgendo più soggetti e inevitabilmente la società bianconera. Quest’ultima ci tiene subito a precisare, attraverso le parole del suo avvocato Maria Turco, di essere completamente estranea ai fatti e non aver pianificato né il viaggio a Perugia né l’esame di Suarez. Il legale giudiziario afferma di essere stato soltanto il tramite tra il club e l’ateneo. In ogni caso, nonostante la difesa, il 23 settembre la Procura della Federcalcio vuole vederci chiaro e apre anche a sua volta un’indagine. Due giorni dopo, il 25 settembre, l’avvocato Turco e Luigi Chiappero, storico legale della Juventus, sono ascoltati come persone informate sui fatti. Da allora non si hanno più sviluppi dell’accaduto che viene apparentemente accantonato.

Juventus, Paratici coinvolto: l’accusa della Procura di Perugia

All’improvviso, dopo mesi di silenzio, il caso torna d’attualità e si ingigantisce iniziando dalla sospensione per otto mesi di quattro delle cinque persone precedentemente indagate dalla Procura di Perugia: la rettrice Giuliana Grego, il direttore generale Simone Olivieri, la professoressa Stefania Spina e Lorenzo Rocca. La grande novità è la chiamata in causa di Fabio Paratici, dirigenti di punta della Juventus, che viene indagato per “accusa di falsa testimonianza ai pm”. In seguito spunta una sospetta chiamata a Paola De Micheli, attuale ministro delle infrastrutture e dei trasporti, poi scopertasi un’amica d’infanzia di Paratici che giustifica la telefonata come una semplice richiesta di informazioni sullo svolgimento dell’esame. La stessa De Micheli nega qualsiasi coinvolgimento, aggiungendo di aver inoltrato la richiesta a Bruno Frattasi, capo di gabinetto del ministero dell’Interno.

Nel frattempo la Juventus diffonda una nota ufficiale a difesa del suo Chief Football Officer, la cui posizione però rimane incerta nonostante il diretto interessato si senta tranquillo e rifarebbe le stesse cose come sostenuto pubblicamente in un’intervista. Il suo nome rimane sotto osservazione dai magistrati ma il 10 dicembre Lorenzo Rocca, uno dei due esaminatori, smentisce di aver parlato con lui e il sospetto nei suoi confronti si ammorbidisce, anche se rimane indagata. E’ ormai chiaro che l’accusa di Cantone è fondata anche a seguito delle dimissioni delle rettrice dell’università, avvenute il 14 dicembre, e le continue intercettazioni di un esame chiaramente già preparato.

Le parole di Suarez confermano le intercettazioni

La conferma definitiva arriva il 19 dicembre con la confessione di Suarez che, sentito in videoconferenza dalla Spagna come testimone, ammette di essere stato a conoscenza delle domande prima dell’esame. Tra l’altro l’attaccante, ora all’Atletico Madrid, è stato interrogato dagli inquirenti di Perugia con l’aiuto di un interprete, proprio perché non parla l’italiano. Ora non ci sono più dubbi ma rimane ancora in sospeso il ruolo della Juventus, in particolare di Fabio Paratici e gli avvocati Turco e Chiappero, che saranno ascoltati nelle prossime settimane.

Nel corso del suo intervento l’attaccante ha aggiunto di aver firmato un contratto preliminare a fine agosto ma, intorno a metà settembre (poco prima dell’esame), avrebbe ricevuto la chiamata del dirigente bianconero per avvisarlo che il suo trasferimento era saltato. Un passo indietro che non convince i procuratori e si pensa possa essere causato da una fuga di notizie in merito a un’investigazione su cui era già sottoposta l’università. Le verifiche sono ancora in corso, si attendono aggiornamenti e l’atteso epilogo di questo sgradevole episodio.

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