Juventus, Buffon e quel retroscena amaro di qualche mese fa. Il secondo portiere dei bianconeri ha concesso una lunga intervista al quotidiano ‘Equipe’
Gianluigi Buffon sta vivendo la sua seconda esperienza con la maglia della Juventus. La prima è durata per ben diciassette anni (dal 2001 al 2018). Poi il trasferimento in Francia al Paris Saint Germain. Solo un anno con i campioni parigini: troppo forte il richiamo dei bianconeri che lo hanno riaccolto nel 2019. Ovviamente non più come titolare, ma come secondo per dare consigli al polacco Wojciech Szczęsny. Nonostante questo nuovo ruolo in due anni ha collezionato diciannove presenze. L’ex estremo difensore della Nazionale ha rilasciato una lunga intervista ai colleghi francesi dell’Equipe dove ha parlato della sua esperienza parigina e non solo.
Queste le sue parole: “Sono sincero, ripenso ancora a quella partita persa contro il Manchester United che è valsa l’eliminazione della Champions League. In una settimana ci ripenso almeno tre o quattro volte, ho tanti rimpianti di quella serata. Anche se lì sono stato un anno mi hanno trattato davvero bene. In quel club davvero non manca nulla. La cosa che mi ha impressionato di più è la stima ed il rispetto dei tifosi che avevano nei miei confronti. Non lo dimenticherò mai”.
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Gigi non è più un giovanotto. A gennaio, infatti, compirà 43 anni. Ritornando a quel match del 6 marzo 2019 continua dicendo: “Ancora non me ne capacito per quell’errore che ho fatto. Un errore che non riesco ad accettare visto l’esperienza che ho maturato negli anni. Quando si stava avvicinando il momento di giocare quella partita non ero in me.
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Non avevo la forza per capire che stavamo per giocarci i quarti di finale. Forse l’ho troppo sottovalutata, probabilmente per il forte risultato dell’andata (vittoria in Inghilterra per 2-0 e sconfitta in casa per 3-1). Non mi sono fatto sentire come avrei dovuto, come un vero leader che sgrida tutti. Penso che tutto questo alla Juventus non sarebbe successo. Ero convinto che con quella squadra la finale era nostra”.
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