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Calcio Estero

Brexit, l’impatto sul mercato: cosa cambia per il calcio inglese e internazionale

Con la Brexit cambiano alcune regole per i trasferimenti delle squadre britanniche: ecco come funzionerà il mercato. Stop al trasferimento dei govanissimi

La Brexit ormai è quasi una realtà. Piaccia o no, a distanza di quattro anni dal referendum che ha espresso la volontà dei cittadini di sua maestà di lasciare l’UE in termini definitivi, mancano poche settimane all’uscita del Regno Unito dai confini europei.

Brexit e calciomercato

Se è vero che la Brexit libera il Regno Unito da qualsiasi vincolo nei confronti dell’Unione Europea, cosa sulla quale per altro il premier britannico Boris Johnson e la presidente europea Ursula Von der Leyen stanno ancora discutendo parecchio, ci saranno molte implicazioni anche per i club inglesi. Che non potranno più ingaggiare liberamente giocatori il cui cartellino appartiene a clan dell’unione europea.

La Football Association, federazione britannica del calcio, la Premier League e la EFL, che sovrintende al The Championship, hanno stabilito delle nuove norme. Ogni acquisto dall’Unione Europea di qualsiasi club dei due tornei di punta inglesi, ma la cosa riguarderà ovviamente anche Scozia, Galles e Irlanda del Nord, saranno vagliati dal GBE, il Government Body Endorsement, una sorta di comitato di controllo che sottoporrà ogni potenziale acquisto a un punteggio. La sua valutazione dipenderà da presenze in nazionale (anche quelle in giovanile), il numero di presenze da titolare nel club che lo cede e la posizione del club nelle classifiche europee.

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Il comitato di controllo

Compito del GBE sarà quello di tutelare i giocatori britannici: chi arriverà dall’estero dovrà essere considerato un giocatore di altissima qualità rispetto al club che lo vorrà acquistare. Saranno possibili deroghe. Ogni caso sarà studiato in modo individuale: ma in definitiva i club inglesi che hanno potere economico e vorranno acquistare i migliori calciatori, potranno continuare a farlo senza problemi. Diverso per i club che usano il calcio come ‘partita di giro’ e che hanno molteplici interessi internazionali.

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Stop al trasferimento dei giovanissimi

Inizialmente i club inglesi potranno acquisire solo tre giocatori Under 21 provenienti dall’Unione Europea. Ma il divieto più pesante riguarda gli acquisti degli Under 18. Per fare un esempio concreto: la Brexit oggi impedirebbe l’arrivo in Premier League di giocatori come Paul Pogba, che firmò non ancora 18enne per il Manchester United. Così come quello di Cesc Fabregas, tesserato giovanissimo dall’Arsenal. O, per fare un esempio più recente, il Liverpool ha fatto appena in tempo a tesserare Sepp van den Berg. Tra poche settimane il suo arrivo ai Reds non sarebbe più stato consentito.

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Un danno economico

É  abbastanza evidente che tutti i principali club inglesi ne subiranno un danno. Il Manchester City ha incassato plusvalenze per quasi 50 milioni di euro grazie a giocatori come Brahim Diaz, Pablo Maffeo, Rony Lopes e Jason Denayer arrivati ai Citizen prima dei 18 anni. Ridotto anche il numero dei giocatori stranieri per ogni singola squadra: da 17 a 13. La manovra punta ovviamente a tutelare i settori giovanili e a mantenere nel Regno Unito ricchezze che oggi vengono investite sul trasferimento di calciatori che arrivano dall’Unione Europea.

Non ci saranno deroghe, per lo meno non per i primi due anni. Ma tutti i club ‘forti’ di Premier League hanno già iniziato una serie di pressioni – creando una vera e propria lobby – per spingere le istituzioni calcistiche e quelle ministeriali a cambiare le regole del calcio britannico cui si chiede di spendere meno e investire molto di più sulle proprie strutture giovanili.

Stefano Benzi

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