“E’ una bella idea dedicare a Paolo Rossi il titolo di capocannoniere della Serie A” ha detto il presidente del CONI Giovanni Malagò
Giovanni Malagò l’ha definita una bella idea. Dedicare a Paolo Rossi il titolo di capocannoniere della Serie A, come in tanti hanno iniziato a proporre in queste ore a partire dal giornalista e amico Dario Ricci di Radio 24. Il presidente del CONI, in un intervento a margine della presentazione di un accordo tra il comitato olimpico ed Esselunga, si è unito alle voci di chi sostiene questa iniziativa.
“È un diritto che devono esercitare la Figc e la Lega Serie A. Non mi permetto di prevaricare ma mi sembra che l’idea sia straordinaria” ha spiegato Malagò al termine dell’evento a Milano. Il calcio italiano, ha aggiunto, ha il dovere di ricordare un centravanti che con i suoi gol al Mondiale del 1982 non ha soltanto fatto piangere il Brasile. “In un meraviglioso gruppo e con un grande allenatore, ci ha permesso di battere le leggende del calcio” ha detto. Rossi, ha aggiunto, “ci ha reso orgogliosi e uniti, un unico Paese”, una sensazione non troppo comune nella nostra storia recente, ha chiosato il presidente del CONI.
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Il merito di Paolo Rossi ha sottolineato Malagò, va molto oltre le gesta sportive. Ha riportato all’Italia il sorriso, quello stesso che gli si dipingeva sul volto ad ogni gol come espressione di una felicità totale e leggera. Il titolo di capocannoniere in Italia l’ha vinto una volta in Serie A, nel 1977-78, con il Lanerossi Vicenza: Rossi due volte, verrebbe da dire. Aveva un nome da signor nessuno, ma dopo il 1982 nessuno avrebbe potuto scambiarlo per qualcun altro. Tornò in Brasile nel 1989 per la Coppa Pelé ma i tifosi gli tiravano addosso di tutto: era ancora “il boia del Brasile”.
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Quella sconfitta, ha detto Zico nel 2012, “ha cambiato il modo di giocare a calcio in Brasile”, ha avviato cioè un ciclo fondato non più sullo spettacolo ma sulla distruzione del gioco avversario. Oggi però anche i brasiliani come Falcao lo piangono. E l’Italia non smette di celebrarlo. Farlo con il premio al capocannoniere del campionato di Serie A vorrebbe dire riconoscere il suo valore nell’immaginario collettivo e la sua legacy come lo è stato intitolare a Mia Martini il premio della critica al Festival di Sanremo.
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