Tutti lo ricordano per il Mondiale vinto in Spagna nel 1982 ma Rossi fu un grandissimo protagonista anche in Serie A
Paolo Rossi ci lascia a soli 64 anni dopo una lunga lotta contro un male incurabile. Per tutti è stato Pablito, il grande protagonista del Mondiale di Spagna 1982.
Ma Paolo Rossi è stato molto di più anche se forse non è riuscito a vincere tutto quello che avrebbe potuto vincere in Italia. Toscano di Prato, classe 1964, era nato nel settore giovanile del Santa Lucia e nonostante il suo aspetto gracile e apparentemente fragilissimo, in campo era una freccia. Due ginocchia instabili che danno poche speranze.
Per contro un dribbling secco, velocissimo, un tiro fulmineo, la capacità di vedere sempre e comunque la porta: la capacità di calciare sempre nello specchio. Una scheda su Paolo Rossi arriva sulla scrivania dei dirigenti della Juventus quando il giocatore ha solo 14 anni. Boniperti si fa raccontare chi sia, manda i suoi osservatori a vederlo. Poi lo vede personalmente. E la Juventus lo mette sotto contratto quando Rossi ha soltanto 17 anni. Poi lo manda a farsi le ossa prima a Como e poi a Vicenza.
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Dopo l’esperienza non straordinaria a Como, Paolo Rossi esplode a Vicenza in Serie B di quella che era ancora la vecchia Lanerossi. Tanti, tantissimi gol: 60 in tre anni. Un repertorio incredibile fatto di scatti, anticipi, zampate, mischie e uno dei pezzi più belli del suo armamentario: il cross a rientrare. Nessuno come lui, pur essendo punta vera, riusciva a mandare in gol chiunque puntando il fondo e appoggiando palloni indietro, all’altezza del dischetto del rigore: implacabili.
Enzo Bearzot lo chiama in Nazionale per la partita con il Belgio, in una squadra ancora molto sperimentale che sarà quella che costituirà l’ossatura di quella che vincerà il Mondiale.
La Juventus lo richiama ma ormai il cartellino è in comproprietà, metà della Signora e metà del Vicenza. Una volta c’erano “le buste”. Chi offriva di più si prendeva il calciatore e pagava l’altra squadra con la cifra che aveva investito. La Juve mette in busta 800 milioni di lire. Il Vicenza trova – non si sa come – due miliardi e mezzo. E se lo tiene. Arriveranno la retrocessione in Serie B e poi il Perugia. La pagina più brutta della sua storia.
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E dire che il Perugia aveva concluso al secondo posto in carriera con la squadra più straordinaria della sua carriera. Ma non tutte le formule riescono: nonostante il clamore, basti pensare che fu la prima volta che la Serie A ammise la presenza di uno sponsor sulle maglie delle squadre (il pastificio Ponte) nel 1980 Rossi a Perugia segna 13 gol in 28 partite. La squadra finisce a metà classifica, fuori dall’Europa nel campionato vinto dall’Inter. É l’anno del calcio scommesse: manette all’uscita degli spogliatoi. Lazio e Milan vengono retrocesse in Serie B. Paolo Rossi, a sua volta coinvolto nelle dichiarazioni di Trinca e Cruciani, viene squalificato per tre anni. Poi ridotti a due.
Al ritorno in campo Rossi arriva finalmente alla Juventus (tre sole presenze prima della condanna) e in Nazionale. Il resto è storia. La vittoria del titolo Mondiale: due soli scudetti con la Juventus, il primo da spettatore nel 1982, e il secondo da protagonista. Alla Juve marcherà 44 gol complessivi in 138 partite, 24 in tre anni e 83 partite di Serie A: non moltissimi. Poi la fine della carriera, prematura, determinata da due ginocchia che non sopportano più gli allenamenti sempre più pesanti e i colpi: due gol al Milan in venti partita, altri quattro al Verona per la sua ultima stagione da protagonista.
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Rossi lascia il calcio ancora giovane, nel 1987, a soli 31 anni; diventerà testimonial e apprezzatissimo commentatore di calcio nazionale e internazionale in TV, con Tele+ prima e con Sky poi mantenendo quella simpatia e quella genuinità alla base di tutti i suoi rapporti. Un uomo affabile, divertente, alla mano e alla portata di tutti.
Segna 134 gol in una carriera di 314 partite di club con cui vince Scudetti e una Coppa Italia (1983). Una Coppa delle Coppe (1983) e una Coppa Campioni (1985, quella dell’Heysel) con la Juventus. Poi anche una Supercoppa Europea, tutto con la Juventus. Indimenticabile la sua stagione in Serie B con il Vicenza, capocannoniere assoluto con 21 gol. Fu capocannoniere anche in A, 24 gol, una sola volta, sempre con il Vicenza. Vinse il Pallone d’Oro del 1982. Fu nominato cavaliere della Repubblica da Pertini dopo la vittoria del Mondiale, vinse il collare al merito sportivo, la massima onorificenza del Coni nel 2017 e Vicenza lo onorò con la cittadinanza al merito proprio nel febbraio scorso.
Lascia la moglie Federica Cappelletti, sposata nel 201o, giornalista e scrittrice: con lei aveva scritto la sua splendida autobiografia dedicata al Mondiale 1982 “Ho fatto piangere il Brasile”. Tre i figli: Sofia Maria e Maria Vittoria, di 10 e 8 anni, nati dal suo secondo matrimonio, e Alessandro nato nel 1982, figlio della prima moglie di Rossi, la vicentina Simonetta Rizzato.
Alessandro, geometra che lavora in una delle società immobiliari che Rossi aveva creato, ha lasciato parole molto dolci per il padre: “A papà ho promesso che per le mie sorelline ci sarò sempre…”. I funerali si terranno sabato in forma privata a Vicenza.
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