Paolo Maldini ricorda come la proposta di tornare al Milan in veste di dirigente sia arrivata da Leonardo. Lui avrebbe voluto tornare operativo solo con i rossoneri: proprio per questo ha rifiutato una proposta del PSG.
Paolo Maldini ha iniziato la sua terza stagione da responsabile dell’area tecnica del Milan, la società ha cui ha legato tutta la sua carriera anche da calciatore. E i risultati che stanno arrivando stanno dimostrando come chi fosse scettico sul suo operato abbia dovuto ricredersi. Dal momento del suo addio al calcio, arrivato nell’estate 2009, fino al 2018, l’ex difensore non ha più avuto incarichi operativi nel mondo del calcio nonostante ne avesse avuto la possibilità. A confermarlo ora è proprio l’ex numero tre, che ha preferito che potesse arrivare una vera occasione con la squadra della sua vita, che ora vede in rosa anche uno dei suoi figli, Daniel.
Ma come ha fatto durante tutta la sua carriera da calciatore, lui non è rimasto del tutto inoperoso e ha deciso di accettare solo quando è arrivato un ruolo che ritenesse davvero congeniale per le sue capacità: “Nei nove anni che sono trascorsi ho fatto tutt’altro, questo è stato il modo di prepararmi – ha detto ai microfoni d DAZN -. Durante quel periodo ho cercato di stare il più possibile vicino alla mia famiglia, cosa che evidentemente era pù difficile fare quando giocavo. Anche semplicemente andare a bere un caffè con gli amici era diventato quasi impossibile in quegli anni. Ma ovviamente ho continuato a seguire il Milan e il calcio, anche se con un occhio più distaccato“.
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Maldini e il suo ritorno al Milan: il racconto del dirigente rossonero
Non appena c’è stata l’opportunità di tornare al Milan e con un ruolo importante, Maldini non ha esitato ma è ora lui stesso a rivelare di avere ricevuto qualche tempo prima una proposta interessante da un altro club: “La possibilità di tornare al Milan è arrivata in modo improvviso – ha sottolineato -. Probabilmente in quel momento non ero così preparato. Ero a Miami, è stato Leonardo a chiamarmi e a sottolineare quanto ritenesse fondamentale che ci fossi anch’io. Mi ha dato dieci giorni di tempo, ma lui era convinto fosse importante poter iniziare insieme. Dire di sì in quellle condizioni è stato facile. Prima di allora mi avevano chiamato Fassone e Mirabelli, ma in quel caso c’erano alcune cose che non mi stavano bene e ho rifiutato. Qualche anno prima mi aveva chiamato Barbara Berlusconi. Io volevo tornare nel calcio da diirgente, ma ci tenevo a farlo al Milan, proprio per questo ho detto no a un’offerta del PSG“.
Non poteva mancare un pensiero sul figlio Daniel, diciannove anni, che è ora stabilmente aggregato alla rosa di Pioli, il primo della famiglia Maldini a giocare in attacco: “Il legame che la mia famiglia ha con il mondo del calcio è davvero particolare. Mio papà allenatore dell’Under 21 e io nell’Under 21, mio papà allenatore dell’Italia al Mondiale e io sono capitano, mio papà allenatore del Milan e io sono capitano. Ma si deve essere sinceri: non è una situazione semplice da gestire. Il momento che odiavo di più nel corso della settimana era quello in cui tornavo da una partita in macchina con mio papà. In quel frangente, inevitabilmente, può scattare non solo un consiglio, ma anche una critica.Tra i due miei figli Daniel è certamente facilitato, lui almeno gioca in attacco e io non posso portare la mia esperienza nel ruolo. Per Christian le difficoltà sono state certamente maggiori” – ha concluso Maldini.
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