Diego Maradona, tutti i giocatori del Napoli entrano in campo con la maglia numero 10 prima della sfida con il Rijeka. Fuori dal San Paolo, che gli sarà intitolato, i tifosi intonano cori
“Sono un uomo normale, mi sento un figlio di Napoli” diceva Diego Maradona, campione inafferrabile, eroe e simbolo di una città, icona di un popolo che in lui trovava voce e coraggio. A lui, il Napoli vorrebbe intitolare il San Paolo, e i tifosi hanno già appeso una targa ai cancelli per dimostrare da che parte stanno. Allora, e sempre, dalla parte di Diego.
Al San Paolo, che ancora si chiama così, si gioca la prima partita senza Diego Armando Maradona, l’uomo che qui illuminò d’immenso il calcio italiano a partire dal 5 luglio del 1984. Da un pallone lanciato verso un cielo diverso da quello di oggi. Verso tribune traboccanti di entusiasmo, con 50 mila spettatori pronti a sognare, a farsi condurre nel regno dell’allegria, dentro un sogno.
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Oggi la cornice è desolante, vuota per il Covid-19. Ma tutta Napoli si è mossa per lui, nonostante il Covid. “Maradona è stato un padre, un fratello, è stato tutto a Napoli” ha detto lo speaker dello stadio. Tutto per chi a Napoli è andato fuori dai cancelli per lasciare un ricordo, è stato tutto per gli argentini che hanno sfilato nella camera ardente al palazzo presidenziale di Buenos Aires. Tanti con la maglia del Napoli. E tantissimi non avevano l’età per averlo visto giocare dal vivo.
“Ho avuto la fortuna di parlarti e non ti nego che mi tremavano le gambe. Da tifoso, da napoletano, da calciatore: grazie di tutto D1OS” ha scritto Lorenzo Insigne, che ha portato un mazzo di fiori dietro la curva B. Tutti i calciatori del Napoli entrano con la maglia numero 10, quella di Maradona, quella che il Napoli spedirà a Buenos Aires per i funerali. La indossa anche Rino Gattuso, nel silenzio assordante, mentre dall’esterno dello stadio arriva qualche coro. Arrivano le voci di chi hanno visto Maradona e hanno sentito battere il cuore.
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