Napoli, Gattuso in conferenza: “Ma quale lite, i miei ragazzi mi seguono. Voglio più cattiveria da parte loro”. Queste ed altre parole alla vigilia della gara contro il Rijeka
Conferenza prepartita per l’allenatore del Napoli, Gennaro Gattuso. Domani sera gli azzurri saranno impegnati nella quarta partita del girone di Europa League contro il Rijeka. La squadra partenopea vuole subito dimenticare la sconfitta, subita in casa, contro il Milan in campionato. Alla vigilia della partita contro i croati il manager calabrese vuole chiudere la questione su una presunta lite che ci sarebbe stata tra lui e i suoi giocatori dopo il ko con i rossoneri. Queste le sue parole: “Avete scritto che c’è stato un litigio, ma non è assolutamente vero. Ho solamente espresso i miei pensieri alla squadra, ma non abbiamo litigato. Anche perché non devo vedere nessuna reazione.
Vedo solo un senso di appartenenza, ma voglio di più da loro. Non dobbiamo giocare solo di fioretto, bisogna anche saper leggere la gara. Dobbiamo imparare a soffrire e so che possono farlo. Dobbiamo sentire nuovamente l’odore del pericolo. Non sempre si gioca bene, bisogna anche saper mettere l’elmetto in certe occasioni. Forse quando parlo non sono molto chiaro, ma ho ribadito più volte che mi prendo la responsabilità quando le cose non vanno bene”.
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“Non cerco alibi e non devono cercarlo nemmeno i miei giocatori. Noi siamo fortunati: firmiamo contratti importanti, siamo tutelati. Ed è per questo motivo che bisogna lavorare a 300 all’ora tutti i giorni mettendoci passione. La squadra mi segue in quello che faccio, serve più cattiveria. Poi c’è qualcuno che dice che dobbiamo finire il campionato a 130 punti e non perdere mai. Sono contento di questi ragazzi e so che possono fare di più.
Non vado mai, al centro sportivo di allenamento, a muso duro. A volte ci sono i giorni delle carezze, dei complimenti, poi se devo mandare qualcuno a quel paese lo faccio tranquillamente. Bisogna alzare l’asticella, giocare anche in un altro modo. Siamo forti e dobbiamo dimostrarlo in campo. Non sta né in cielo e né in terra quello che è venuto fuori in questi giorni“.
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