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Calcio

Maradona e il Boca Juniors: storia e aneddoti di un amore a prima vista

Mito indiscusso del Boca Juniors, Maradona è stato profondamente legato al Buenos Aires e al suo quartiere più popolare anche se…

Maradona non era nato a Buenos Aires. Ma in un quartiere popolarissimo dei sobborghi Vila Fiorito. Un sobborgo di Lanùs, che è un sobborgo di Buenos Aires. E chiunque viva in Argentina vi dirà che c’è una bella differenza. Tra Lanùs e Buenos Aires c’è una rivalità abbastanza profonda, una diffidenza tipica che si riscontra tra chi abita nei quatieri popolari dei sobborghi di provincia e chi si gode il clima delle grandi città e delle capitali.

Maradona e la Boca

Ma Maradona, destinato fin da quando si affacciò alla prima squadra dell’Argentinos Juniors poco più che quattordicenne, aveva ben capito che a Buenos Aires c’erano la vita, il divertimento, i soldi. E legò a doppio filo tutta la sua esistenza alla capitale e al suo quartiere più colorato. La Boca.

Si chiama così, la Boca, perché è il quartiere che sorge sulla foce del Riachuelo, il fiume che attraversa la città.

Il quartiere, tra quartieri malfamati, slum poverissimi e aree residenziali dedicate ai nuovi ricchi, è il caposaldo della foltissima immigrazione genovese che arrivò qui fin dai primi del ‘900. Alla Boca si parla un genovese atipico, zeppo di errori e imprecisioni. Una lingua unica nel suo genere. Maradona non appena fu acquistato dal Boca Juniors nel 1981 si innamorò del club, del quartiere e della sua gente e decise che il suo destino sarebbe stato legato a in modo inscindibile ai Xeneizes.

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Xeneize d’adozione

Maradona diventò subito uno dei figli prediletti della Boca, adottato dai vecchi genovesi che lo avevano ribattezzato ‘Ninin’, come a Genova si chiamano ancora oggi i piccoli di famiglia. Di soprannomi Maradona ne aveva già parecchi: era Cebollita, la cipollina. Come tutti i ragazzi della generazione di fenomeni che vinse il titolo mondiale giovanile per l’Argentina che fu festeggiato quasi quanto quello finto in casa. Diego diventerà El Pibe solo più, soprattutto dopo avere vinto il mondiale del 1986. Nel suo momento di massimo successo con il Boca Juniors, il club gli garantisce il palco vitalizio alla Bombonera, lo splendido stadio del club. Sono i giorni in cui sulla maglia del club comincia a comparire per la prima volta quella scitta, Xeneizes – genovesi – che in realtà è un refuso ortografico. Perché il termine corretto è Zeneixes.

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Con il Boca Juniors

Alla Boca Maradona compra la sua prima casa, in un bel quartiere residenziale: un grande appartamento di cinque stanze nelle quali va a vivere la mamma, Dona Tota. Poi investe in diverse operazioni residenziali acquistando appartamenti nuovi e rilevandone altri storici. Per molti anni, ogni volta che Maradona torna in Argentina, il primo passaggio del Pibe è alla Boca dove per diverso tempo non gli è possibile camminare per strada senza vigilantes ed esercito.

La Boca è un quartiere interamente dedicato a Maradona: murales ovunque, negozi che espongono la sua maglia e la sua effige. E questo da sempre e comunque molto prima della sua malattia e della sua morte. Elmer Bacigalupo, memoria storica della Boca, il cui cognome tradisce le sue radici genovesi, lo definisce il più grande non genovese della Boca: “Ha fatto conoscere il nostro quartiere al mondo e di questo gli saremo sempre grati perché prima ancora di un fuoriclasse vincente è stato un uomo che ha onorato le nostre tradizioni e la nostra storia…”

Eppure al Boca Juniors Maradona ha giocato una sola stagione prima del suo passaggio al Barcellona. Tanto abbastanza per vincere il titolo Metropolitano del 1981 per poi tornare a fine carriera, tra 1995 e 1997 con trenta presenze. “Ma certe cose non si misurano con i numeri” disse Maradona nel 1998 per spiegare il suo rapporto con Boca e Boca Juniors: “Questa è casa mia”. Disse…

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Stefano Benzi

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