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Juventus, Haaland conferma e motiva il suo rifiuto: “Ero troppo giovane..”

Erling Haaland, il fenomeno del Borussia Dortmund, ha svelato di aver rifiutato la chiamata della Juventus a inizio carriera: le ragioni della sua decisione.

Oggi Haaland avrebbe potuto fare le fortune della Juventus. La sua storia è stata vicinissima a incrociarsi con il club bianconero che è realmente stato a un passo dal suo acquisto. Il bomber del Borussia Dortmund infatti, quando ancora non era maggiorenne, ha avuto l’opportunità di trasferirsi a Torino ma ha preferito scegliere un’altra strada. I retroscena e i motivi di questo rifiuto sono stati spiegati direttamente del vincitore dell’ultimo Golden Boy, in esclusiva a “Tuttosport”: “Ho ritenuto che fosse troppo presto andare alla Juventus. Sono andato al Saliburgo perché era il club ideale per la mia crescita e per capire la mia futura squadra. In Austria ho avuto subito la possibilità di giocare e mettermi in mostra, anche a livello europeo”.

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Haaland poteva andare alla Juventus: i retroscena del suo mancato arrivo

Erling Haaland (Getty Images)

All’epoca Halaand aveva appena 17 anni e mezzo, giocava ancora in Norvegia (al Molde) e, consigliato anche dalla famiglia, non si sentiva pronto di fare un salto così importante. I dirigenti bianconeri, guidati dal’ex ds Giuseppe Marotta, ci avevano visto lungo ma, nonostante fossero in vantaggio su altre big come Manchester United e Barcellona, non è stato sufficiente convincerlo. La conferma arriva anche dal padre del baby fenomeno che racconta così quei giorni: “E’ tutto vero nel gennaio 2018 avrebbe potuto lasciare il suo paese e approdare alla Juventus, ma con mio figlio abbiamo deciso che in quella fase della carriera sarebbe stato meglio crescere gradualmente”. 

Una scelta sicuramente difficile da prendere, a tratti anche rischiosa, ma alla fine azzeccata considerando quello che sta facendo. A soli 20 anni continua a battere record su record, segnando a una media impressionante e mettendo già il suo nome tra i grandi attaccanti della storia.

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Matteo Sfolcini

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Matteo Sfolcini

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