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Calcio

Diego Maradona è morto: la carriera del Pibe de Oro – Foto

Diego Armando Maradona è scomparso un mese dopo aver compiuto sessant’anni. Ripercorriamo la sua carriera attraverso dieci immagini

Se n’è andato all’improvviso, e il mondo per lui si è fermato. Inatteso e tonante, come il suo annuncio. Diego Armando Maradona è morto a sessant’anni, meno di un mese dopo il suo compleanno, per un arresto cardiorespiratorio. Finisce così una storia che ha contenuto tutto, e il contrario di tutto, in proporzioni gargantuesche, esagerate, senza limiti né confini.

Una storia iniziata in casa umile, come quella in cui Osvaldo Pugliese ambienta una delle sue più celebri composizioni di tango, “El sueno del Pibe”. Nella canzone, un postino che bussa alla porta, un bambino felice che afferra la convocazione della squadra. “Sarò un calciatore” dice alla mamma, “vedrai che bello, quando sarò sul campo e applaudiranno i miei gol. Sarò un trionfatore”. Quelle parole sembrano scritte per Diego Maradona, il Pibe per antonomasia del calcio argentino. Ripercorriamo la sua storia ìattraverso dieci fotografie. Dieci piccole storie, con i ricordi di chi l’ha affrontato, per restituire il senso di un’esperienza irripetibile.

1 – Gli inizi a Villa Fiorito

Una rara immagine di Maradona a casa, datata 1980 (Getty Images)

Diego Armando Maradona, figura tra le più letterarie del calcio sudamericano, racchiude la freschezza e la spontaneità del calcio che fa restare bambini. Il calcio delle periferie e dei potreros, per cui non servono i soldi, ma bastano un pallone, amore e fantasia. Il pibe è un archetipo delle narrazioni argentine. È furbo e creativo, improvvisatore e vulnerabile, disordinato e capace di trovare sempre la soluzione giusta per uscire con l’ingegno dalle situazioni difficili. Abilità che servono a sopravvivere quando cresci in un quartiere povero. E Maradona, futuro Pibe de Oro, comincia il suo volo a Villa Fiorito dove non c’era nemmeno l’acqua corrente.

«Molti hanno paura ad ammettere di essere nati in campagna ma io no» ha detto. Papà Chitoro e mamma Tota tengono sempre in casa le foto del generale Juan Domingo Peron e di Evita, che Madonna renderà “pop” in un celebre e melenso musical. Villa Fiorito è quanto di più lontano si possa immaginare dal sogno peronista di un’Argentina florida e meno dipendente dai dollari americani. Per Maradona, però, è un luogo dell’anima destinato a lasciare una fortissima traccia. A Villa Fiorito, ha avuto la libertà di giocare. Se non fosse nato in un quartiere così, non sarebbe diventato Maradona.

2 – L’Argentinos Juniors

Diego Maradona con l’Argentinos Juniors

Dieguito impara presto che il disordine e il genio si alimentano a vicenda. A scuola salta le lezioni come gli avversari in campo, ma il preside è un suo tifoso. il Grafico gli mette sette per il suo debutto in prima squadra con l’Argentinos Juniors. E’ il 20 ottobre 1976, entra per Rubén Aníbal Giacobetti contro il Talleres di Cordoba. La stessa squadra con cui esordirà con la maglia del Boca Juniors a cui l’Argentinos lo presterà neo 1981.

Vince il campionato Metropolitano del 1980, chiude da capocannoniere cinque tornei di fila (Metropolitano 1978, Metropolitano e Nacional 1979 e 1980). Segna 116 gol, è il miglior marcatore di sempre nella storia del club. Chi c’era ne ricorda uno su tutti, contro l’Huracan nel 1977. Maradona prende la palla in difesa, dribbla ogni avversario, entra in area, rientra e segna. Le prove generali del gol del secolo.

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3- Diego trionfa al Mondiale Under 20

Maradona al Mondiale Under 20 1979

Nel 1979, Maradona è il capitano dell’Argentina che trionfa nella seconda edizione del Mondiale Under 20. In attacco gioca accanto a Ramon Diaz, capocannoniere con otto gol. In squadra c’è anche quel Barbas che, una volta al Lecce, avrebbe tolto dalle mani della Roma di Eriksson lo scudetto del 1986. Dall’esordio contro l’Indonesia alla finale contro la Russia, Maradona è sempre protagonista. Viene eletto, senza alcuna sorpresa, miglior giocatore del torneo.

4 – Il debutto Mondiale nel 1982

Il debutto del Pibe de Oro al Mondiale 1982

Diego Maradona debutta al Mondiale nel 1982, contro il Belgio. Non segna, colpisce una traversa su punizione. Gioca una partita un po’ deludente. In questa foto cerca di liberarsi del numero 20, Vandersmissen, che ha vinto il campionato con lo Standard Liegi. In tribuna al Camp Nou c’è anche Steve Powell, fotografo che per la prima volta lavora per Sports Illustrated. Ha un posto in “piciconaia” ma scatta una delle foto calcistiche simbolo dell’ultimo mezzo secolo, Maradona che il pallone fronteggiato da sei avversari in maglia rossa. La storia è diversa dalla leggenda, il tecnico belga non ha ordinato la gabbia contro Maradona. Il Pibe ha solo raccolto un calcio di punizione, è defilato rispetto ad Ardiles che l’ha calciata, e gli uomini in barriera si sono voltati alla loro destra per chiudere lo spazio.

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5 – L’Aquilone cosmico segna il gol del secolo

Maradona segna il gol del secolo

Nella prima partita da ct dell’Argentina, Maradona affronta in amichevole la Scozia. E’ il 2008. Il vice-allenatore degli scozzesi è Terry Butcher, il secondo in maglia bianca a tentare invano di fermare Maradona in versione aquilone cosmico sulla via del gol del secolo. Dopo la partita, ha ricordato Butcher in quel 2008, aspettava nella sala per i controlli antidoping. “Maradona è entrato per esultare. Era l’ultima persona che avresti voluto vedere, aveva segnato di mano e poi un gol meraviglioso in cui mi aveva beffato due volte. Quando gli ho chiesto se l’aveva presa con la testa o con la mano sul primo gol, si è toccato la testa”. In conferenza stampa, avrebbe invece confessato: “Ho segnato un po’ con la testa, un po’ con la mano de Dios”.

Butcher quella menzogna non gliela perdona. “Se si fosse scusato per aver segnato di mano, avrei avuto voglia di colpirlo solo 4-5 volte e non 20”.

6 – Maradona sfida Matthaus, la finale dell’Azteca

Maradona sfida Matthaus, la finale dell’Azteca

“Il miglior avversario che abbia avuto in tutta la mia carriera, credo che basti questo per definirlo”. Così Maradona ha definito Lothar Matthaus che qui cerca di contrastarlo nella finale del Mondiale 1986. il Pibe è il protagonista assoluto di quel mondiale, entra in dieci dei quattordici gol dell’Argentina, fra reti e assist. In finale, davanti ai 114.600 spettatori all’Azteca, il ct tedesco Franz Beckenbauer gli piazza Matthäus in marcatura a uomo. Ma ci sono anche gli altri da marcare.

Brown salta di testa e segna il suo primo gol in Nazionale, nella ripresa Valdano raddoppia, guarda le tribune e pensa: “Siamo campioni del mondo. Ma dimenticavo un piccolo dettaglio: stavamo giocando contro i tedeschi” ha detto al sito della FIFA. La Germania pareggia in dieci minuti, segnano Rummenigge e Voller. Ma c’è ancora tempo perché Maradona mandi in porta Burruchaga, il meno atteso, che cade in ginocchio come Brown, che ha finito con una spalla slogata. Un enorme striscione  visto davanti a me Brown anche lui in ginocchio, in estasi. Un benzinaio, Jose Luis Schaccheri, riassume il pensiero di tanti nello striscione più famoso del calcio argentino: “Perdon Bilardo, Gracias”. Non ha una foto con quello striscione, e per anni è stato convinto che dopo la finale l’avesse preso e conservato proprio il ct della nazionale.

7 – Maradona alza la Coppa UEFA

Il condottiero del Napoli alza la Coppa UEFA

Con il Pibe de Oro, il Napoli festeggia il primo scudetto. Nel 1989, Maradona porta gli azzurri al primo trionfo in Europa. Il Napoli elimina la Juve, poi  si accende Maradona. In Baviera, nella semifinale di ritorno contro il Bayern Monaco, il suo riscaldamento regala fama immortale a “Live is Life” degli Opus. Balla prima e durante la partita, il Pibe, squaderna magie e assist. Il Napoli pareggia 2-2 con doppietta di Careca e si prepara alla finale con lo Stoccarda.

All’andata è 2-1, Maradona la ribalta con un rigore e un assist a Careca. Al Neckarstadion, dove l’Urss aveva sconfitto l’Italia nella semifinale dell’Europeo 1988, Maradona regala a Ferrara il giorno migliore della sua carriera. E’ il 17 maggio 1989, al 40′ del primo tempo, batte un corner che Hartmann respinge. Gli fa segno di restare in area, rimette la palla dentro di testa senza farle toccare terra. Ferrara ringrazia e di destro segna un gol alla Careca. Finirà 3-3, e sarà festa.

8- Maradona contro il Milan, la guerra dei mondi

Diego contro il Milan, la guerra dei mondi

Al Milan ha segnato sei gol, Maradona, e solo uno non ha avuto effetti sul risultato, nel 2-3 del San Paolo del primo maggio 1988. Erano gli anni del “Milano chiama, Napoli risponde”, ormai proverbiale congedo di Luigi Necco in ogni servizio per 90° minuto. Diego ha firmato contro il Milan, nell’anno del primo scudetto, una delle sue perle italiane più fulgide: lancio di Giordano, controllo di coscia, dribbling su Nuciari e gol dal vertice dell’area piccola, tutto senza che il pallone tocchi terra.

Contro il Napoli, il primo maggio 1988, al San Paolo praticamente si decide la stagione e nasce la leggenda di una squadra che cambierà il calcio negli anni a venire. Gli ultimi grandi duelli nella stagione 1989-90. Ancelotti, che qui lo sfida, confessa: “Nessuno in quegli anni ha dato a Maradona più calci di me”. All’andata, il Napoli vince 3-0 con sigillo finale di Maradona.

Al ritorno, a febbraio, i Pooh vincono Sanremo, ma tutti iniziano a cantare “trottolino amoroso du du da da da” come Minghi e Mietta: arriverà anche in Senato. Prima dell’estate di Beautiful alla tv e delle notti magiche allo stadio, inseguendo un gol, Maradona regala la sua ultima magia: il secondo scudetto.

9 – Il Diego allenatore

Dieguito allenatore

Da allenatore, Maradona ha collezionato solo insuccessi. Al Gimnasia La Plata, che ha preso all’ultimo posto in classifica, si è dimesso un anno fa poi ci ha ripensato dopo due giorni. Ha allenato in Messico e negli Emirati Arabi. Poi ha ispirato Sorrentino, che l’ha ringraziato nel discorso per il premio Oscar per la Grande Bellezza.

Amico di Fidel Castro, ha attraversato un soggiorno di riabilitazione a Cuba con i capelli platino. Ma una vita di droghe e di eccessi ha un peso da sopportare, un costo da esiger.

10 – “Papa Francesco è più di Maradona”

Maradona con Papa Francesco

Nel 2016 ha incontrato il papa. “Francesco è molto più di Maradona. È lui il vero fuoriclasse – ha detto -. Cosa mi ha detto? Che mi stava aspettando”. Il Pibe gli ha regalato la sua maglia, con la speranza che possa portare la pace nel mondo. Un regalo come un desiderio, come un messaggio d’arrivederci. Come un’eredità da conservare con cura.

Alessandro Mastroluca

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Alessandro Mastroluca

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